UGUALI E DISEGUALI

C’è un particolare, nella sommatoria di discussioni, confronti, commenti e inchieste sulla crescente disuguaglianza sociale, in Italia e altrove, sistematicamente presente e che, per questo, non può non essere notato: la disuguaglianza, quella che viene chiamata ‘forbice’ fra chi poco aveva prima (e ancor meno ha adesso) e coloro che molto avevano e tantissimo di più hanno ora; quel fenomeno economico e sociale che condanna decine di milioni di persone all’isolamento culturale, alla regressione sociale e a una vita di miserabile e affannosa sopravvivenza, a favore di una ristretta fascia di detentori e utilizzatori di enormi ricchezze e agibilità alla cultura e alla crescita umana e sociale; tutta questa combinazione di fatti viene trattata alla stregua di una sorta di maledizione o di un fenomeno atmosferico, inevitabili e imprevedibili, rispetto ai quali l’intervento umano, preventivo e successivo, è confinato al poco o niente.
Non si tratta di banalizzazione; non si tratta, se non in ristretti e trascurabili casi, di pressapochismo o imprecisione, chiacchiere da salotto televisivo stracciaculo: tutt’altro; si tratta, invece, di un preciso intento, di una metodologia, diremo così, strutturale, pensata e praticata al preciso scopo di escludere a priori la minima possibilitià che se ne parli e che la si analizzi in maniera seria e approfondita. Per il semplice motivo che analizzare un problema, significa conoscerne i contorni, le ragioni e la sua stessa natura; di lì, capirne gli effetti su una particolare situazione e quanto meno provare a risolverlo, il passo è tanto breve quanto logicamente e concettualmente inevitabile.
Detta in altri e più sintetici termini: fare passare – meglio: perpetuare – il nefasto assioma di natura thatcheriana, che così tanti disastri (umani e politici) ha causato, altrimenti noto come ‘Non c’è alternativa’ che, nel caso specifico, significa che le cose stanno così, il mondo non è come vorremmo che fosse ma è come è e per adesso non c’è niente da fare, ci dispiace non sapete quanto (la variante scuola ‘Chicago Boys’ è, più o meno: sei povero? vedi di rinascere ricco, la prossima volta), speriamo in meglio e avanti con la cronaca nera e la ricca pagina sportiva.
Ora, un simile modo di pensare e di praticare politica è tanto idiota quanto criminale e criminogeno; e, malgrdo se ne cerchi uno di diverso, al solo scopo di non utilizzare sempre la medesima parola, proprio non se ne trova di migliore e maggiormente preciso allo scopo di definire ed evidenziare la questione. Per farla breve: è criminale chiunque dica o voglia fare intendere a scopo propagandistico che la crescente povertà, l’accaparramento di denari, risorse e opportunità in mano a pochi, la consapevole sottrazione di una dignitosa pensione, di un futuro per intere generazioni, di un’ipotesi di vita diversa, di un modo differente di pensare alla vita, siano disgrazie naturali e tremende, alle quali al momento l’uomo, la classe politica, quella intellettuale, i componenti della società democatica, eletti ed elettori nulla possono opporre. E va usato il termine ‘criminale’, lo si dica senza remore di sorta, perché le parole esistono e bisogna pur usarle e chiamare le cose con il loro nome a ragion veduta, ogni tanto.
Non è un fenomeno naturale lasciare che una cerchia di persone decida, per l’intera economia mondiale, dei prezzi dei beni di prima necessità.
Non sono fenomeni naturali né le emigrazioni, né le migrazioni – che, peraltro, benché usati a sproposito come sinonimi, sono eventi epocali tutt’affatto diversi fra loro.
Non è un fenomeno naturale che ai cosiddetti mercati, strutture nelle quali la disguaglianza di posizioni nella trattativa è elemento fisiologico e NON patologico, sia consentito interferire nelle scelte politiche di questo o quel governo.
Non è un fenomeno naturale che, sistematicamente, senza eccezione di sorta – intendo ripeterlo SENZA ECCEZIONI DI SORTA – un servizio, una somministrazione, che si tratti di energia, trasporti, poste, strutture sanitarie, una volta intervenuta la privatizzazione con lo Stato che fa retromarcia, presenti profitti agli azionisti e una qualità peggiorata per gli utenti e i cittadini, con aumenti dei costi sostenuti e del tempo (che è un valore supremo per l’essere umano) impiegato e perduto, letteralmente buttato dal singolo cittadino nel tentativo di attivare un servizio, modificarlo, cercare di superarne l’opacità e, in definitiva, ogni qual volta cerchi di comunicare con un altro essere umano tramite quell’oscenità chiamata ‘call centre’, per esercitare un diritto, non una concessione.
Non è un fenomeno naturale l’incapacità di immaginare e mettere in pratica un modo nuovo e diverso di concepire il lavoro, che è l’essenza della vita umana, oltre che uno dei pilastri della nostra Costituzione.
Non è un fenomeno naturale che decisioni di fondamentale importanza per la società, l’economia e il futuro dell’Europa siano demandate a un gruppo di ‘ottimati’, che non devono rispondere a nessuno perché nessuno li ha né candidati né tantomeno eletti e, ciò malgrado, spendano senza ritegno la parola democrazia, con evidente noncuranza del suo etimo.
Non è un fenomeno naturale istituire una moneta comune per diversi Stati e, nel fare questo, ribaltare arbitrariamente e senza alcun mandato in proposito un principio elementare contenuto in qualsiasi trattato di Dottrine Politiche, che vede l’entrata in vigore della moneta quale fattore ULTIMO, in una struttura statuale, non primo.
Non è un fenomeno naturale il proliferare metastatico del potere della criminalità organizzata, che da tempo si è incistata nei gangli economici e sociali del nostro come di altri Paesi, sotto forma di investimenti immobiliari, nel giro delle scommesse legalizzate, nel mercato degli stupefacenti, nella gestione della prostituzione, nel traffico di esseri umani, nel controllo del mercato ortofrutticolo e via discorrendo.
Non è un fenomeno naturale lo spreco nella sanità, nell’acqua pubblica, nello schifoso mercimonio della corruzione, delle mazzette, degli appalti pubblici, nel patologico esorbitante costo per la collettività di ogni attività fatta nel suo interesse e non è un fenomeno naturale che i reati connessi a queste attività illecite siano puniti con pene irrisorie rispetto ad altri reati di impatto sociale ed economico di gran lunga inferiori e allarmanti.
Non è un fenomeno naturale la riduzione ai minimi termini del peso dello Stato, in QUESTO Stato, dove la sicurezza di luoghi pubblici quali tribunali o aeroporti o stazioni viene affidata a personale privato efficente e ben retribuito (a spese delle strutture pubbliche), mentre le scuole sono terra di nessuno, dove chiunque è in grado di aggredire verbalmente e fisicamente il personale docente e non docente, provocando un gravissimo, quasi irreparabile danno all’autorità stessa e al futuro degli studenti che vengono, senza loro colpa, privati di capacità di decidere, discernere, assumersi responsabilità, affrontare la vita e infine, diventare adulti responsabili e non merce di scambio e semplici consumatori, ridotti a transito di cibo e nulla più in questa vita,
Si smetta, dunque, di chiamare naturale e inevitabile, ciò che è del tutto opera dell’uomo, consapevole negli intenti e nelle sue dissimulazioni e non ne si faccia più passare una, non lo si tolleri oltre. Se non si comincia dalle parole, dal loro significato, non si arriverà a mettere un mattone sopra l’altro e non solo metaforicamente.

Cesare Stradaioli