FUORI I NOMI

L’uso della violenza da parte delle forze dell’ordine costituisce, nella sua regolamentazione che ne conferisce legittimità, uno dei cardini del consorzio civile: nessuno, con un minimo di ingegno, si puà figurare uno Stato senza un corpo di polizia. Quale polizia e come vada governata, è la questione fondamentale che deve porsi chiunque dopo gli indecenti fatti di Pisa e Firenze.
Il manganello o le manette, oggetti che violano l’integrità e la libertà delle persone, sono in dotazione ai tutori dell’ordine e ciascuno di essi ne risponde in prima persona; tuttavia, escludendo episodi (tutt’altro che infrequenti) nei quali l’uso della forza o la limitazione della libertà vengono posti in essere per autonoma e illegittima decisione del singolo pubblico ufficiale, l’uso di detti oggetti dipende da una catena di comando che risale, nel nostro Paese, al Ministero deglio Interni, della Difesa e delle Finanze. Sicché, se è il singolo agente a colpire giovani manifestanti che liberamente esercitano il proprio diritto di scendere per strada – il termine ‘manifestazione non autorizzata’ non risponde al vero: non è necessaria alcuna autorizzazione; se mai, possono essere posti dei divieti, per gravi e comprovati motivi di ordine pubblico – gli ordini provengono dall’alto secondo una ben definita scala gerarchica. E se il Ministro degli Interni, che ha un passato di Questore, sostiene che i deprecabili ordini non provenivano dal proprio dicastero, abbia la compiacenza di comportarsi da servitore delle istituzioni quale sostiene di essere e dia le dimissioni irrevocabili; perché, delle due l’una: o non dice la verità oppure non è in grado di controllare e, come si diceva sopra, governare i propri sottoposti. Scelga lui.
E’ troppo facile prendersela col singolo poliziotto – o col singolo carabiniere o il singolo finanziere: per quanto un agente possa essere padre o madre di figli che hanno la stessa faccia, gli stessi ideali e gli stessi desideri di quelli che lui/lei, bardato/a come se fosse in guerra affronta sapendo di avere dalla propria la grandissima responsabilità della legittimtà a usare la forza; o anche non lo sia, e comunque possa e se del caso debba disattendere l’ordine di picchiare in testa ragazzi protetti solo dalla voglia di cambiare questo mondo che fa schifo anche a noi che gliel’abbiamo costruito attorno, pur sempre qualcuno quell’ordine l’ha dato.
Bene: fuori i nomi. Subito, non fra quindici anni, a prescrizione intervenuta, di fronte alla terza o quarta commissione parlamentare.

Cesare Stradaioli