DETTI E NON DETTI

Sul bancone di uno dei più noti ristoranti di Muggia, tempo fa si trovava un cartello su cui compariva la seguente scritta: LA FRASE IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE E’ STATA INVENTATA DA UN CLIENTE. Il sottinteso, piuttosto chiaro, era che l’adagio non fosse necessariamente rispondente al vero e che i ristoratori ne prendevano bonariamente – ma puntutamente, secondo il carattere slavogiuliano del luogo – le distanze. Sia vero o meno che il detto abbia quell’origine, è poco importante: facciamo tutti finta che il cliente di turno sia sempre dalla parte del giusto, soprattutto noi clienti che, in quanto tali, siamo necessariamente la stragrande maggioranza rispetto a chi ci porta cibo e bevande o ci venda tessuti o automobili.
Allo stesso modo, oggi come in passato, andrebbe rivisitata la celebarrima e più che abusata locuzione SI VIS PACEM, PARA BELLUM. Frase che ognuno di noi si sente ossessivamente ripetere da quando impara a leggere e che, per quanto sia ignoto colui che ebbe la brillante idea di diffonderla – magari, al tempo, pure con una certa fondatezza – ha sempre avuto quell’aura di sacralità e di inevitabilità, quanto solo le manifestazioni metereologiche o le dinamiche predatorie dei prezzi nell’economia di mercato possono vantare. Chi l’abbia vista non può scordare una delle tante celebri vignette di Altan, raffigurante un tizio che dice: “Si riarmano per non fare la guerra: come quelli che bevono birra per non ruttare”.
Il costante, compulsivo ricorso all’uso delle armi per guadagnare la pace, destino che sembra travalicare le volontà umane, nella sua coazione a ripetere per lo più ad minchiam (parafrasando il compianto professor Scoglio), porta necessariamente a considerare, specie in tempi come questi, come l’elegante citazione latina se non è stata coniata da un generale, certamente viene mantenuta bene in vita nell’educazione e nell’inconscio di chiunque da qualche militare di altissimo grado e soprattutto da coloro i quali le armi, di ogni tipo, le fabbricano e dalla cui vendita ricavano spaventosi – in tutti i sensi – profitti.
No. Se vuoi seriamente la pace, creane i presupposti. Va rigettata, una volta e per sempre, la colossale e sporca panzana della necessità di avere più bocche da fuoco, più cannoni, più bombardamenti, più esser umani dentro i tanks o a strisciare sul fango; si dovrebbe essere stupefatti di come, ancora oggi, ci sia gente che crede all’esportazione della pace come della democrazia. Purtroppo, fino a quando ci saranno miserabili corifei e imbrattacarte prezzolati, sufficientemente dotati di faccia di merda, in misura inversamente proporzionale al proprio orgoglio di professionisti per poter insistere a sostenere e diffondere schifezze del genere, il detto avrà ancora lunga vita.
Spetta a ciascuno, mettere il proprio mattone. Tanto per restare nella latinità, per quanto artificialmente ricreata a Stratford upon Avon, che si possa e si debba procedere alla pace usando la forza della ragione, non è cosa conservata nelle stelle, ma in noi stessi.

Cesare Stradaioli