TOLGA IL DISTURBO

Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo di Camera e Senato – dopo una campagna elettorale che, mi trovo in disaccordo con parecchi, non ho notato che sia stata particolarmente volgare, priva di contenuti o enfia di promesse elettorali palesemente campate in aria: se ne sono viste e sentite di peggio, in un passato neanche tanto recente – sarà bene che gli elettori di sinistra che non si asterranno o non voteranno bianca o nulla, si facciano qualche domanda, possibilmente dandosi anche qualche risposta. E questo non può non avere come punto focale la figura di Matteo Renzi, che in tutta evidenza è la chiave di queste elezioni, particolarmente con riferimento al risultato che otterrà il Partito Democratico: il quale, pare dai sondaggi, dovrebbe prendere una paga storica, come si suol dire, vale a dire qualcosa intorno al 20-22%, risultato semplicemente disastroso, anche senza tenere conto del drogatissimo 40% delle elezioni europee del 2014, dopato da una forte percentuale di elettori di centrodestra, per nulla convertiti a una politica di sinistra, bensì rimasti saldamente sulle proprie posizioni, avendo votato PD solo per calcolo utilitaristico.
Chi, fra gli elettori del PD, passati e presenti, ritenga che il suo segretario e la sua politica possano ancora definirsi di sinistra, quanto meno in un certo modo, non potrà non aspettarsi e anzi pretendere le dimissioni di Renzi, al termine di un mandato politico che definire fallimentare sarebbe usare un eufemismo. Sempre che lui, non dovesse avere la maturità umana prima che politica per farlo spontaneamente – cosa di cui sinceramente dubito molto – sia quanto meno abbastanza uomo da avere qualcuno di cui si fidi che glielo suggerisca, ponendo finalmente una parola di chiusura totale su una stagione e un’avventura politica mortificanti e avvilenti.
Diversamente, se non ci sarà nessuno in grado di forzarlo a quel passo indietro, allora sarà tutto chiaro e finalmente per molti varrà il detto milanese di quel tale che, alla buon’ora, dopo tre piatti aveva capito che era risotto. Se, malgrado la più che prevedibile sconfitta, non se ne dovesse andare, ciò sarà per il semplice fatto che avrà raggiunto lo scopo per il quale è stato messo lì, vale a dire eliminare dal Partito Democratico ogni traccia di sinistra, costituire un solido partito di centro che si potrebbe tranquillamente chiamare Democrazia Cristiana, se non fosse che ci aveva già pensato qualcun altro sul finire dello scorso millennio, che con il suo 20-22% sarà giocatore del quale nessuna coalizione che non sia di sinistra potrà fare a meno.
Come diceva quello, ci sono dei momenti in la frase ‘Noi l’avevamo detto’, non rende abbastanza giustizia.

Cesare Stradaioli