Renzi e la destra amica

E’ significativa l’attestazione di stima per Renzi da parte del neo sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. Non è il primo – e non sarà certamente l’ultimo – rappresentante politico oppure semplice elettore di centrodestra a indicare il Presidente del Consiglio e Segretario e del PD come figura di affinità politica, di voto (anche contingente) se non addirittura di riferimento. Si potrebbe dire che, al termine della sua parabola, l’antiberlusconismo abbia prodotto solo l’anti Berlusconi. Tutto quello che è sortito da venti e più anni di opposizione al dominio governativo politico-televisivo non è altro che la messa fuori gioco di colui il quale ha incarnato la fine della maggioranza silenziosa, da lungo tempo estremamente e variegatamente rumorosa: ma la fibra di quel dominio è rimasta intatta e ora è incarnata per l’appunto da Renzi, il primogenito che spodesta il padre. Vero figlio di Berlusconi in mezzo a tanti figli spuri, è stato scelto (un giorno sapremo esattamente da chi) per uccidere il padre al fine di proseguire nel suo disegno, il compattare l’elettorato in una forte, centrale formazione politica, che comunemente viene definito ‘partito della nazione’.

Come il sindaco di Venezia, quanti di noi conoscono – se non ne sono addirittura amici – persone di genuina fede reazionaria, comunque di destra, che a un certo punto fra il 2012 e il 2013 hanno detto “se passa la figura di Renzi io voto PD”? Tanti, direi: diversamente non sarebbe spiegabile nel nostro Paese, caratterizzato da un elettorato molto poco mobile, un inaudito, storico – e fasullo, alla fine dei conti e per forza di cose – spostamento di voti che alle Europee dello scorso anno ha portato il PD al 41%, percentuale inusitata. Il motivo è presto detto e secondo me ha un tratto di base che dovrebbe davvero fare riflettere: l’elettore conservatore, di destra, centro-destra chiamatelo come volete, ha le idee estremamente chiare.

In quanto poche, definite e immediate, è piuttosto agevole per un partito, per un rappresentante politico, soddisfare le sue esigenze o, almeno, dare la chiara idea di capirle e sposarle.

L’elettore di destra, a differenza dell’elettore standard di sinistra – o, peggio ancora, di centrosinistra – è concreto, va direttamente al punto e sceglie chi al punto direttamente va. Ci sarà un motivo per cui, storicamente, la sinistra tende alla divisione mentre la destra, sostanzialmente, rimane compatta, magari in presenza di conflitti interni (politici e personali) perfino più sanguinosi.

L’elettore di sinistra non si accontenta, vuole capire, spacca il capello in quattro, sogna, desidera; ma, allo stesso tempo, soffre di solitudine e pertanto vuole condividere, detesta scontentare, non è convinto dal 51% – mentre quello di destra si ‘accontenta’ del 40% e mena fendenti – auspica a parole lo scontro ma poi, nei fatti, lo teme e tutto perché l’assumere responsabilità di governo, sia locale sia nazionale, implica per forza di cose il rude e difficile esercizio della maggioranza, del potere e della forza politica e qui si gioca spesso ogni singolo contrasto sulla leadership.

Anche per questo, l’elettorato di sinistra/centrosinistra brucia i propri rappresentanti: per scarsa determinazione, direttamente proporzionale all’onestà della singola persona, per un’endemica carenza di realismo, probabilmente – ma qui sarebbe necessaria una seria analisi psichiatrica – per un mai risolto senso di ripulsa nei confronti dell’esercizio dell’autorità. Se ne possono dire mille.

Sta di fatto che il motivo per cui Brugnaro, l’amico, il conoscente, che da sempre identifichiamo per quello che sono, persone di centrodestra, spesso lontanissime da qualsiasi idea di sinistra, simpatizzano per Renzi e magari lo votano è quello: lui dà loro – o almeno promette di farlo, tutto sta a quanto è lungo il guinzaglio che ha al collo – quello che loro vogliono, poche cose, dirette, immediate e concrete.

Su quanto, nello specifico, questa immediatezza, questa concretezza siano di sinistra, ognuno faccia i conti con la propria coscienza e con la propria esperienza politica e di vita e poi decida.

Cesare Stradaioli