QUALCOSA DI DIVERSO

Madamine, il catalogo è questo: quasi tutte le regioni, migliaia di comuni e ora anche il governo centrale. Con annessi e connessi, vale a dire le prime più importanti nomine  nel nostro Paese: Enel, Poste, Terna, Leonardo eccetera. La Destra, la peggiore, la meno presentabile, la più cafona, ignorante, paracula (il liberismo abita altrove) è arrivata dove molti non ritenevano possibile; con una donna, per di più, il che è qualificante – essere riconosciuta in un ambiente politico e da un elettorato fortemente maschilista dovrebbe fare seriamente riflettere coloro che a Sinistra perdono tempo con l’identità di genere, mentre tralasciano la parità di retribuzioni – ed è, comunque, quello che E': non quello che NON è, parafrasando Don Winslow.
Qualche tempo fa un amico e confidente, obiettando a qualcuno che faceva osservazioni sull’infima qualità politica dei componenti la compagine governativa, rispose più o meno chiedendo all’interlocutrice se li avesse visti bene in faccia. Vanno facili le battute tranchant, di questi tempi e questa era perfino acuta: se non che, si direbbe che siano loro, lorsignori ministri e reggiborse, a non vedere noi e anche questo darebbe da pensare, soprattutto in punto di rappresentanza.
La questione, se possa essere lecito usare questo termine, è piuttosto semplice: o si gioca a questo gioco, oppure ci si chiama fuori e motivi per chiamarsene fuori ce ne sono quanti se ne vuole.
L’aggettivo ‘rappresentativa’, riferito alla democrazia di cui si cinge la fronte l’Occidente ha da svariati decenni perso qualsiasi significato concreto, perfino nei  consigli di quartiere, posto che esistano ancora; là dove sia in corso un progressivo e, al momento, non reversibile processo di concentrazione della produzione e della ricchezza in pochi ristretti circoli, la cui prima e fisiologica conseguenza si chiama disuguaglianza crescente (e questo aggettivo sì che è kelsenianamente effettivo) e la cui narrazione è normalizzata in quanto ‘normale’, è evidente come qualsiasi esigenza che provenga dal cittadino (singolo o associato) sia destinata, nella migliore delle ipotesi, a fare parte di raccolte inascoltate. Detta in sintesi: il cittadino non ha voce in capitolo praticamente su niente. Associazioni, comitati, movimenti sembrano fare parte di un catalogo di scatole da scarpe vuote; quanto al Sindacato, la sua presenza lo rende capace di indire uno sciopero di grado non superiore al sottotenente. Del resto, l’appartenenza a un’unione europea che sanziona gli “aiuti di Stato”, tracciando così una linea di disprezzo verso la natura stessa derl consorzio civile – e, per inciso, della nostrsa Costituzione – è qualcosa che si commenta da sé.
Detto tutto ciò, chi intenda partecipare al gioco e abbia forza e determinazione per opporsi a questa indecente accozzaglia di politici da operetta, che malgrado tutto provano a governare il Paese, dovrebbe avere capito che la cosa si fa in un solo modo: proponendo idee proprie e smettendola di essere subalterni a chi si trova all’esecutivo. Trainare: mai andare a rimorchio. Significa incalzare il governo ogni giorno; insistendo su qualsiasi tema, problematica, situazione; studiando attentamente il percorso – se ve n’è uno – di chi ha ricevuto l’incarico dal Colle, aderendo se del caso a tutte le iniziative ritenute positive e, sistematicamente, a ogni decreto legge o anche solo proposta in Commissione, proporre una versione alternativa, propositiva, costruttiva. Di attacco, senza tregua, senza quartiere. In altre parole: fare il governo ombra, presentando i vari dicasteri, competenza per competenza e titolare per titolare, i quale ultimo avrà la responsabiltià – per il proprio dicastero – di prendere la parola e intervenire a nome dell’esecutivo dell’opposizione.
E la piantassero di abboccare a ogni esca, a ogni arma di distrazione di massa. Questa Destra avrà molti difetti, ma qualcuno fra loro ha capito benissimo la lezione berlusconiana: porta sempre l’attenzione altrove, specie nei momenti difficili. Non essendoci più l’uomo dai mille volti, ecco che spuntano figli accusati di stupro, signore alle quali non si affiderebbe la gestione di una merceria che berciano di impresa, graduati che strascrivono, sedicenti esperti d’arte che dicono parolacce da ritardati mentali, mariti che blaterano, ministri analfabeti.
Potessi parlare ai rappresentanti dell’opposizione seriamente intenzionati a esserlo e non solo a sembrarlo, questo direi loro: non ascoltateli. Non commentateli. Non giudicateli. Non date loro spazio. Non sporcatevi le scarpe nel loro letame. Non fatevi portare a spasso. Fateli morire di inedia comunicativa. Siate VOi a prendere loro per sfinimento, non il contrario, come avviene da decenni; costringeteli a ripetersi, ad alzare la voce, a sbraitare, esasperateli evitando il dialogo sulle cretinate e riportate SEMPRE gli argomenti veri al centro del dibattito. Costoro non hanno la stoffa dei veri, onesti reazionari di un tempo i quali, qualche libro avendolo letto, sapevano come dire e non dire, fare e non fare. Questi non sanno dire niente, non sanno fare niente: VOI, fateglielo notare ossessivamente, instancabilmente, ripetutamente. Fate in modo che le vostre voci e le vostre parole diventino un refrain per chi vota e soprattutto per chi non vota.
Fate qualcosa di diverso, insomma.

Cesare Stradaioli