PUGILI SUONATI

Poiché chiunque, anche un genio, può dire un’idiozia, sono sicuro che sostenere che taluno abbia detto un’idiozia non sempre comporti il rischio di risultare offensivi. Detto ciò, la reazione al terribile fatto di cronaca che ha visto un fratello mosso a uccidere – oltre le intenzioni: non che la cosa cambi gran che, nei presupposti – la propria sorella nell’intento di allontanarla dal proprio compagno di sedicente sesso incerto o non immediatamente inquadrabile in quello canonicamente maschile, è stata generalmente improntata all’idiozia, riassunta in quattro parole: ci vuole una legge. Immediato, il richiamo a un disegno di legge contro l’omofobia, giacente in Parlamento da tempo (e non poteva che avere un membro del Pd quale primo firmatario, capaci come sono di non farsi mai mancare una banalità), che punisca chiunque commetta un reato, quale che sia, motivato in tutto o in parte dall’odio o dal disprezzo per orientamenti sessuali non tradizionali. 
Non: bisogna ridare voce alla scuola, alla socialità, alla solidarietà; non: reintrodurre, a tempo pieno e come materia essenziale in ogni curricula scolastico, l’educazione civica; non: porre finalmente un argine a messaggi pubblicitari criminali, violenti, prevaricatori, specificamente rivolti ai minorenni; non: ridare dignità, valenza sociale e spessore umano al confronto, allo scontro, allo scambio e infine al rispetto reciproco, cominciando dall’età di anni zero
Niente di tutto ciò. 
Una legge. Costa poco, ha un enorme ritorno pubblicitario ed elettorale e ha il grande pregio di mettere a posto le coscienze; inoltre, come recitava la propaganda un po’ vintage di un noto antidolorifico, agisce presto e bene. Tutto l’opposto di una politica seria, che tenda a quanto scritto poche righe sopra e che, detto per inciso, costituirebbe un minimo di base per una società civile e coesa; il costo degli investimenti necessari sarebbe enorme, non renderebbe nulla a livello di immagine – men che meno sotto il profilo elettorale: porterebbe, anzi, in sé il rischio di un rimbalzo devastante – e richiederebbe un continuo esame di coscienza e di programmi educativi. E tempo. Tanto tempo. 
Ci vuole una legge. Sottotitoli: così in futuro non accadranno più fatti del genere. 
Idiozia: discorso da idiota. 
Idiota: persona stupida, insensata, balorda (Vocabolario della lingua italiana – Zingarelli 1991). 
Immaginiamo un Paese in cui, per motivi che non interessano in questa sede, non sia prevista una pena per l’omicidio; magari perché, fino all’altroieri, non ve n’erano mai stati. Di colpo, ne succedono diversi, uno dopo l’altro: il Consiglio degli Anziani delibera di scrivere e approvare in tutta fretta una legge che punisca l’omicidio volontario. Rifacendosi all’articolo 575 del codice penale di quello strano Paese a forma di stivale, viene stabilita una pena non inferiore ad anni ventuno per chiunque tolga la vita a qualcun altro, con coscienza e volontà. 
Sarebbe da ritenersi un’idea commendevole? Purtroppo, sì. 
Se il Consiglio degli Anziani, così facendo, auspicasse un contenimento del crimine, direbbe una cosa sensata? Non v’è dubbio. 
Se dicesse che, in questo modo, dall’entrata in vigore di questa nuova legge, si eviterebbero ulteriori omicidi, direbbe una cosa stupida, insensata e balorda? Attendo che qualcuno mi spieghi perché non lo sarebbe. 
E’ necessario correre ai ripari, su questo non c’è spazio per discussioni; non è accettabile che capitino fatti del genere. Ma nel momento in cui dichiaro che una tal cosa non è accettabile, mi debbo porre due domande: che fare nell’immediato e che fare nel lungo periodo, poiché fatti come questi hanno radici culturali lunghe.

Nell’immediato, una nuova legge sarebbe inutile: esiste già nel codice Rocco, una specifica aggravante, intitolata ai futili motivi. Fare del male a qualcuno perché ha preferenze sessuali diverse da quelle correnti, prima che espressione di intolleranza, è un motivo futile: con ciò si intenda che non è neppure il caso di discuterne, una volta accertatane la sussistenza. Chi ne abbia tempo e voglia ragioni pure con Tizio, secondo il quale un omosessuale è da considerarsi persona bisognosa di cure mediche: purché costui non invochi benevolenza o indifferenza, se dal pensiero passi all’azione. L’aggravante esiste: basterebbe applicarla. Il motivo è futile, in quanto non ha dignità nel momento in cui in suo nome si commetta un reato. 
Viceversa, una vera aggravante, ma del già elefantiaco sistema normativo, sarebbe per l’appunto una nuova legge. Che non aggiungerebbe alcun nuovo strumento nelle mani del giudice chiamato a decidere per reati di questo tipo. 
Nel lungo periodo, per provare a porre un limite, contenere e infine sperabilmente eradicare dalla società l’intolleranza che porta a tragici fatti quali quello che sappiamo, non v’è altro che l’educazione. Perché è dalla mancanza di educazione, di socialità, di cultura civica, di rispetto per l’individuo e, di conseguenza, per la collettività, che si perpetuano comportamenti che ci ostiniamo a volere appartenenti al passato e che, per contro, ci trovano ogni giorno, ad ogni angolo, specie nelle zone culturalmente e socialmente più arretrate. Che un giovane intorno ai trent’anni, con genitori verosimilmente non oltre la sessantina, vale a dire gente nata quindici anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, possa decidere di fare qualcosa che non avrebbe fatto neppure mio nonno nato nel 1892, non può, NON DEVE consentire di pensare a una legge, senza prima di tutto ripensare a un sistema sociale, educativo che aiuti la crescita umana di ciascuno, cominciando magari dal porre un limite a propaganda pubblicitaria e politica che da decenni inquinano fasce di popolazione di ogni età. 
Delle due l’una: a pensare che basti una legge per evitare che fatti del genere succedano di nuovo, o si è idioti o si è mascalzoni. A parte il primo caso, la mascalzonaggine è evidente e anche qui si presenta un’alternativa: o sei disinformato o sei in malafede. Mascalzone lo rimani, se ricopri una carica pubblica, specie se reagisci a fatti del genere come un pugile suonato si alza in piedi al suono di un gong qualsiasi. Quanto alla malafede, ognuno esamini la propria coscienza e coltivi il proprio orticello: sulla disinformazione c’è poco da disquisire, perché solo un disinformato (o un idiota e siamo da capo) può permettersi di ignorare il retroterra culturale e sociale, la malefica tradizione, profondamente fascistoide, che muovono certe persone a compiere gesti del genere. 
La faranno, la nuova legge, non v’è dubbio: tornate elettorali e stabilità governativa incombono e non lasciano spazio e tempo per i ragionamenti – dei quali, peraltro, non si vedrebbe l’ombra neppure in tempo di pace. Sarà una legge politicamente corretta, scritta in pessimo italiano, giuridicamente una porcheria (i precedenti degli ultimi trent’anni non consentono ottimismi di sorta), verosimilmente attaccabile in maniera piuttosto agevole dal difensore dell’imputato di turno che avesse un minimo di preparazione tecnica. Nel frattempo, succederanno ancora fatti che inchiodano l’Italia a un passato che non passa mai, mentre il futuro se lo nega da sola – eletti, elettori: noi tutti – pasturando questa e le generazioni a venire con videogiochi, invito alla prepotenza e, parafrasando un protagonista di “Apocalypse, now”, con pura idolatria pagana del cazzo, materiale e  religiosa.

Cesare Stradaioli