L’IGNORANZA HA IL POTERE

Raramente l’ignoranza merita il dileggio. Non lo meritava la serva di casa, totalmente analfabeta, delle cui frasi infelici ridevano il padrone, i padroncini e tutti gli altri poveri servetti: non era previsto il rispetto, considerati i termini qualificativi delle persone, che rendevano ovvio il dileggio. Non lo meritava neppure la disgraziata frase sulla speranza di cavarsela, attribuita a un oscuro ragazzetto meridionale – e, forse, detta mai e solo invenzione mediatica – e certamente non era lecito il praticarlo, anche per un minimo di buona educazione, oltre che appunto di rispetto, da parte di chi, dall’alto della propria, supposta, superiorità culturale, ci ha scritto libri e girato film.
Ma il dileggio se lo deve prendere tutto il rappresentante comunale triestino, a proposito della sconsiderata frase che avrebbe dovuto manifestare il suo disappunto nei confronti della senatrice Liliana Segre, colpevole di avere affermato che Gesù fosse ebreo. Va detto, però, che il dileggio (meritatissimo: il tizio in questione non è figlio della gleba e non pare essere cresciuto in zona ad altissimo tasso di criminalità ed emarginazione) rischia di oscurare l’altra, di gran lunga sua più grave mancanza e, proprio per questa ragione, dovrebbe essere moderato e breve: possibilmente esteso, oltre che a lui come singolo, anche chi lo ha candidato e chi lo ha votato – costoro dovrebbero provare una sostanziosa vergogna per avere consentito a un simile personaggio di ricoprire un ruolo istituzionale.
La gravità di quanto esternato dall’individuo sta non solo e non tanto nella sua piramidale ignoranza, (se possibile rinforzata dalla confusione che evidentemente deve avere in testa, nell’essersi qualificato come cattolico e non già anche come cristiano: eccessivo pretendere che il tizio sia al corrente dell’esito del Sinodo di Jamnia), che l’ha portato a ritenere una bugia la definizione di ‘ebreo’ nei confronti di un predicatore nato a Nazareth, al cui nome è intestata una religione diretta discendente dal giudaismo – la pratica del parlare a vanvera è largamente diffusa a tutti i livelli – quanto piuttosto per il fatto che per costui la qualifica di ‘ebreo’ sia, di per sé, offensiva. Il tutto viene reso ancora più grottesco, solo che si consideri come abbia preso la parola (sperabilmente a verbale di assemblea comunale: a futura memoria) uno che vive in una città, dove è impossibile percorrere cinquanta metri a piedi senza imbattersi in un luogo, una statua, una via, un nome, una manifattura, un’impresa commerciale, un qualcosa di culturalmente rilevante a livello universale, direttamente connesso con l’ebraismo. Una città in cui fu in attività l’unico campo di sterminio non polacco e non tedesco – la Risiera di San Sabba – e ciò vorrà pur dire qualcosa, anche per colui a cui manchino i fondamentali della conoscenza.
Sarà anche sfortunato, secondo Brecht, il Paese che ha bisogno di eroi: certo, quello che deve assistere a simili spettacoli presenti nelle sedi istituzionali, più che sfortunato è disgraziato; in buona parte lo è anche per colpa propria, perché è evidente la stretta connessione fra simili, ignobili manifestazioni di ignoranza (per non usare altri termini) e una scolarizzazione talmente insufficiente da non essere riuscita a fissare nella mente di uno studente una verità semplicemente indiscutibile e che fa parte – o dovrebbe – della nostra radice culturale.
Faremmo (e faremo) volentieri a meno, trovandoci a Trieste come spesso ci accade, di incontrare quel rappresentante comunale, che non merita lo si chiami per nome – anche il nome bisogna meritarselo. Non di meno, dovesse succedere, ameremo provare ad aggiungere al suo magro patrimonio culturale (tremano le vene e i polsi a usare, riferiti a lui, sostantivi di tale portata) una ulteriore, forse, per lui esiziale, informazione; Gesù Cristo non solo era ebreo: era pure palestinese.

Cesare Stradaioli