RICONOSCIMENTI – Lettera aperta a Liliana Segre

Gentile signora Segre, Senato della Repubblica Italiana
ignoro chi per Lei si occupi, consapevole Ella o meno, di questioni che hanno a che vedere con il conferimento della cittadinanza onoraria in questo o quel Comune.
Quand’anche fosse Lei in prima persona – fatico non poco a crederlo – ad avere a che fare con determinati passaggi, ugualmente mi rivolgerei a Lei come segue.
Signora Segre: La prego di chiamarsi fuori da queste grottesche situazioni. 
Non mi importa nulla né del sindaco di Biella né di quello di Sesto San Giovanni – al più, mi compiaccio delle motivazioni con le quali Ezio Greggio ha rifiutato la cittadinanza che gli era stata conferita: ha usato parole di rispetto e di grande misura, merce rara nel nostro Paese e mi è toccato sentirle da un comico; mi importa di Lei, della Sua figura e di ciò che la Sua testimonianza significhi.
Viviamo, come Lei sa bene, in un Paese caratterizzato da faziosità, talmente forte da dare l’idea che, su questo, poco o nulla sia mutato da quando, due secoli fa Giacomo Leopardi scriveva non senza amarezza di come l’italiano medio preferisca, in luogo di sostenere le proprie idee e di convincere altri della loro bontà, distruggere quelle altrui, spendendo in ciò più tempo e fatica. Un Paese abitato da gente incattivita, incarognita, ridotta a gretta manovalanza e transito di cibo e di vari altri consumi. Dimentico, per costituzione e per diseducazione, di quanto e come sia successo, nel passato proprio e di altri popoli.
Lei è stata nominata senatore a vita da un uomo di grande equilibrio e saggezza, che ha riconosciuto – e noi concordiamo col Presidente Mattarella – nella Sua figura l’onore che Lei ha reso all’Italia; il che la differenzia non poco da coloro i quali al seggio del Senato sono giunti dopo essere stati selezionati, non di rado con motivazioni poco edificanti e talvolta votati di malavoglia o in cambio di favori di vario genere. I meriti che Le sono stati attribuiti parlano per Lei, anche se immagino avrebbe fatto volentieri a meno dell’esperienza che La porta in giro per le scuole a renderne testimonianza. 
Per questo, Lei è cittadina italiana di TUTTI i luoghi, di TUTTE le migliaia di Comuni che compongono la Repubblica: Lei non ha bisogno di altri riconoscimenti, di cittadinanze onorarie. Soprattutto, né Lei né quello di cui Lei parla e ricorda e infine noi tutti, abbiamo bisogno di sentire rispondere di no, a relative proposte. Risposte negative che, in taluni casi, sono anche motivate, quanto meno sotto il profilo formale, per quanto irrigidito da una certa burocrazia: ‘cosa ha a che vedere con il Comune di Sesto, Liliana Segre?‘ afferma il sindaco e non ha neanche tutti i torti.
Ne converrà anche Lei: i cretini, gli ignoranti, gli imbecilli, gli analfabeti, i fascisti, i razzisti, gli antisemiti o semplicemente i sempliciotti che riescono comunque a mettere in fila due frasi dotate di senso, come il primo cittadino della ex ‘Stalingrado d’Italia’, godono già di spazi in sovrabbondanza per riversare i peggiori reflui dai loro intestini mentali; non mi pare il caso di offrirne loro di ulteriori.
Perché lo sappiamo: dietro un rifiuto di cittadinanza onoraria alla Sua persona, c’è sempre qualcuno (e non sono pochi e, per quanto sia banale dirlo, tanti fanno tanto rumore, pochi non li sente nessuno) che dalla faziosità secerne volgarità in merito a cosa vuole questa vecchia ebrea che non si accontenta del clamore mediatico di cui gode e la scorta e altre amenità che avviliscono anche solo a sentirle in lontananza e queste sono cose che fanno male e suscitano rabbia e neanche di questo noi abbiamo bisogno. Lei, per prima.
Vorrei, pertanto, che prendesse le distanze da queste procedure: a Lei, per fortuna e per Suo merito, non servono a nulla, in compenso accatastano utilità verbali e non solo a personaggi quali l’ex ministro degli Interni e i suoi lugubri corifei. Altre distanze fra Lei e loro si misurano anche in questo modo. Senza le chiavi di questa o quella cittadina: di orpelli, gonfaloni e bande musicali ce ne sono già anche troppi in giro.
Rispettosamente,
La saluto

Cesare Stradaioli – inoltrata novembre 2019