LE VERITA’ NASCOSTE

Qualche sera fa il programma televisivo ‘Atlantide’ ha disvelato un segreto paragonabile, come portata globale, a quelli che da innumerevoli generazioni avvolgono le figure di Babbo Natale e della Befana: ancora prima della fine ufficiale del Secondo Conflitto Mondiale, prima della conferenza di Yalta e dello sgancio delle due bombe atomiche sul Giappone; prima ancora della rigida divisione europea in due blocchi e che fosse coniato da Winston Churchill il termine ‘Cortina di Ferro’, i servizi segreti degli Usa, consapevole o meno il gruppo di persone di stanza alla Casa Bianca – presidenti Roosevelt prima e Truman poi inclusi: poco importa – trovatisi nell’immediatezza di dover fronteggiare un pericolo comunista nel continente principale teatro del conflitto, in piena luce salvavano dalla forca un numero imprecisato di uomini e donne appartenenti alle forze militari e a strutture civili direttamente dipendenti dal III Reich; più spesso (in forza delle conoscenze di cui disponevano o, forse, anche in virtù dei forti poteri ricattatori che potevano mettere sul tavolo per guadagnarsi vita e libertà) massacratori in prima persona e/o dirigenti della complessa macchina organizzativa che, dalla raccolta delle persone, portava ai campi di lavoro, di sterminio o alla fucilazione.
Detta in termini sbrigativi: a un certo numero di criminali di guerra è stata risparmiata la prigione, la condanna a morte o la semplice vergogna di essere venuti al mondo, in cambio di determinati servizi (talvolta di spionaggio e, in questo senso, del tutto assimilabili a quello che facevano sotto le dipendenze dirette o indirette di Himmler o Heydrich) per contrastare la libera determinazione di questo o quel popolo di intraprendere una politica diversa da quella imposta dalla pax americana – la cui presa di distanza è probabilmente costata la vita a John Kennedy).
Una cosa detta così, dovrebbe provocare una serie indeterminata di reazioni: rabbia, sdegno, vergogna, condanna, fino a un più superficiale, modesto e sbrigativo aspettare sotto casa qualcuno di quelli che ebbero l’idea ed eseguirono le relative operazioni di messa in atto e gonfiarli di legnate, pur mantenendo un certo rispetto per l’età. Rispetto che non meritano coloro che, ancora oggi, sostengono la validità e la giustezza di quanto sopra.
Tutti quelli che sono stati bambini devono, prima o poi, fare i conti con la dura realtà della vita, vale a dire che Babbo Natale è impersonato da una serie di individui che indossano una barba posticcia, suonano il campanone e ridono come deficienti, là dove la vecchina che viene di notte è interpretata da qualcuno del giro parentale (uomini, per lo più, per chissà quale recondito motivo); per non parlare del fatto che sono mamma e papà e non una non meglio identificata fatina a mettere un regalo al posto del dentino lasciato sul davanzale. Non di meno, da adulti ripropongono le medesime storielle ai propri figli, perpetuando così un mistero che tale non è per chiunque conti più di 5-8 anni di vita. Non succede niente quando un bambino viene posto di fronte alla verità. Non succederà niente neppure dopo quel programma televisivo. 
L’insieme di “rivelazioni” ivi contenute, che in un Paese appena normale dovrebbe portare, come minimo sindacale, a un quasi totale ripensamento, seguito a stretto giro da una riscrittura degli eventi post-bellici quanto meno fino al 1991 – anno del crollo dell’Unione Sovietica in cui, stando a Eric Hobsbawm, termina il XX° Secolo, da lui stesso definito ‘breve’, essendo a sua opinione iniziato nel 1914 – con tutto quanto dovrebbe conseguirne. Si tratta di ipotesi alquanto improbabile. Non solo e non tanto per il fatto che, come una fuga di petrolio nell’oceano, quell’insieme sembra destinato prima o poi, più o meno a dissolversi nel mare infinito delle notizie e informazioni che saturano la rete e le vite quotidiane di chiunque, ma anche e soprattutto perché i decenni successivi alla seconda metà del secolo passato sono a tal punto e così profondamente incistati e incrostati di propaganda a senso unico, che difficilmente il tutto porterà a qualcosa di più efficace di una generica alzata di spalle. E’ attribuita a Joseph Goebbels la frase secondo la quale una bugia ripetuta finirà per passare per verità: quelle relative alle festività che portano doni, se non altro per qualche breve annetto di vita, in un modo o nell’altro lo diventano; se non che, il fatto assolutamente vero che faceva sì che in tanti sapessero – e tutt’ora sappiano – delle porcherie combinate dalla CIA e soci, ripetuto e ricordato all’infinito è diventato talmente oscuro da dover essere ‘disvelato’ quasi 80 anni dopo. Purtroppo, avrà la risposta che meriterebbe una falsità.

Cesare Stradaioli