LE RAGIONI DI UN ‘NO’ – III° a cura di Cesare Stradaioli

“La sera del voto si saprà chi ha vinto le elezioni.”

Prima considerazione: lo si sapeva anche nella prima Repubblica; la DC, con i partiti cosiddetti ‘laici’ alleati. AVVENIVA ANCHE NELLA SECONDA, COL MATTARELLUM PRIMA E COL PORCELLUM DOPO e cioè fino a quando il sistema rimase bipolare, centrodestra contro centrosinistra: 1994 Berlusconi, 1996 Prodi, 2001 Berlusconi, 2006 Prodi, 2008 Berlusconi.

Questo non è accaduto nel 2013, solo perché nella corsa elettorale si era inserito il M5S e perché nessun partito e nessuna coalizione aveva raggiunto il 30%.

Dato che in Italia nessun partito raggiungerà il 40%, è pressoché inevitabile il ricorso alle coalizioni (che ricordano in maniera inquietante le correnti DC che facevano durare i governi mediamente 1 anno e mezzo).

Seconda considerazione: NON E’ DETTO.

Nel 2010, le elezioni in Gran Bretagna, patria del maggioritario perfetto che viene portato a esempio di stabilità e dove, per decenni, si è sempre saputo la sera stessa chi avrebbe vinto e chi avrebbe governato, hanno dato il risultato che portò i Tories al 36%, i laburisti al 29% e i Liberal di Clegg al 23%, costringendo di fatto Cameron (leader del partito di maggioranza e dunque primo ministro designato) a formare un governo di coalizione, il cosiddetto “hung Parliament”. Il che non avvenne subito, la sera stessa, ma a distanza di diversi giorni, dopo lunghe trattative e voltafaccia.

[Quella notte stessa su BBC1, un’anziana signora che aveva votato per i Liberal di Nick Clegg, si disse “profondamente contrariata e ingannata” dal fatto che Clegg dichiarasse che stava prendendo in considerazione l’ipotesi di fare coalizione con i Tories (cosa che, in effetti, fece), mentre prima delle elezioni aveva dichiarato maggiore ‘common ground’ con i Labour di Gordon Brown; “Se avessi voluto un governo Tory, avrei votato Tory,” concluse sdegnata.]

Considerata la realtà italiana, PD, M5S e Centrodestra, che si ripeta l’ammuina del 2013 è pressoché una certezza, più che eventualità.

Sicché il propagandato vantaggio del nuovo sistema elettorale di conoscere la sera stessa chi vince e chi governa è pura retorica.

IL PREMIO DI MAGGIORANZA.

In nessun Paese europeo esiste un vero e proprio premio di maggioranza.

Solo un Paese europeo è dotato di sistema elettorale che garantisce per certo la maggioranza assoluta a un partito o a una coalizione: l’Ungheria di Orbàn…

LA QUESTIONE DELLA GOVERNABILITA’.

A parte la facile considerazione che l’Iraq di Saddam, la Libia di Gheddafi, ma anche la Russia di Putin o la Turchia di Erdogan erano e sono Paesi governabilissimi e di assoluta stabilità e continuità (a meno che forze esterne non li cannoneggino, con l’ONU che dorme sonni beati), è un principio elementare di Dottrine Politiche che la governabilità è frutto di accordi e mediazioni politiche e non può essere pre-stabilita per legge elettorale, quale che essa sia.

LA QUESTIONE DELLA LEGITTIMITA’ PARLAMENTARE DOPO LA CONSULTA

Uno dei mantra ripetuti dai sostenitori della riforma RBV è che questo Parlamento non è stato delegittimato dalla Corte Costituzionale sul Porcellum, quindi ha tutto il diritto di continuare a legiferare senza limiti né vincoli (Maria Elena Boschi).

NON E’ COSì.

La sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità del cosiddetto Porcellum, col quale è stato eletto l’attuale Parlamento nel 2013 (ALL’INTERNO DEL QUALE C’ERANO I 101 CHE HANNO ‘TROMBATO’ ROMANO PRODI, CONTRIBUENDO ALLA SCANDALOSA RIELEZIONE DI NAPOLITANO).

Nel fare questo, la Consulta, in base a un sacrosanto principio di continuità istituzionale, non poteva il giorno dopo mandare a casa i parlamentari, poiché il Paese si sarebbe trovato senza l’organo legislativo, cosa inusitata e di fatto (questa sì!) non governabile in alcun modo.

In sostanza, il Parlamento eletto col Porcellum poteva e doveva gestire solo compiti correnti al momento e, eventualmente, l’emergenza.

Principi di fair play istituzionale – e di buona educazione, se non altro – non potevano e non possono consentire a nessun Parlamento eletto in maniera illegittima, di porre mano alla Costituzione e al sistema elettorale; le medesime ragioni (per non parlare di un minimo di contatto con i cittadini elettori – e anche quelli NON ANCORA elettori, sui quali ricadono tutte le riforme) avrebbe dovuto consigliare (prima di tutto al nuovo capo dello Stato dell’epoca) di attendere nuove elezioni col Mattarellum (che tornava in vigore, non essendo stato abrogato bensì sostituito) per poi procedere SUBITO A UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE che avrebbe dovuto portare a ulteriori e definitive (si spera, per 5 anni) elezioni che avrebbero dovuto portare a un Parlamento più legittimo.

Ci si poteva anche tenere il Mattarellum e con quello, eventualmente, decidere SE toccare o meno la Costituzione.

PIU’ GOVERNABILITA’ CON SOLO LA CAMERA CHE PUO’ VOTARE LA SFIDUCIA

Si tratta di un’altra bufala.

In 70 anni, dei 63 governi che si sono succeduti, SOLO DUE sono stati sfiduciati – quelli a guida Romano Prodi, per cui, di cosa stiamo parlando?

E a proposito di fiducia al governo: è stato detto (spesso a ragione) che in molti casi i vari parlamentari non hanno sfiduciato un governo pur ritenendola cosa giusta, per il fatto di non avere ancora maturato, al momento della fatale decisione, il periodo grazie al quale avrebbero percepito il vitalizio.

Ora, poiché questa considerazione è purtroppo fondatissima, non sarebbe meglio attribuire il vitalizio AUTOMATICAMENTE ai parlamentari, fin dal primo giorno?

In questo modo, invece di avere ancora in carica governi che meriterebbero di andare a casa, invece di avere un tot di parlamentari comunque ricattabili (e che in ogni caso e proprio per questo il vitalizio lo percepiranno), avremmo qualche parlamentare che decide secondo la propria convinzione politica e non pensando al vitalizio e qualche governo migliore.

IL SENATO E’ ABOLITO.

Come si è visto, NO.