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IL LIBRO DEL MESE DI AGOSTO Consigliato dagli amici di Filippo

 

Salvatore Settis è una delle voci più autorevoli che, negli ultimi decenni di afasia quasi totale della classe intellettuale italiana, si è levata a difesa di presidi quali l’ambiente, l’arte, il nostro patrimonio culturale, la rappresentanza politica dei cittadini. Tutti concetti ricompresi, valorizzati ed esaltati, insieme a tanti altri di uguale caratura, da quella che viene unanimemente riconosciuta in tutto il mondo come il documento politico-giuridico meglio scritto di sempre: la Costituzione della Repubblica Italiana. La quale, alla stregua del nostro immenso patrimonio culturale, si sa che esiste, ce l’abbiamo, ce l’hanno data 70 anni fa, se ne sta lì in un angolo dello spirito – qualcuno, i più acculturati, la tiene in bella mostra nella propria libreria personale – ed è e rimane un’opera, più che incompiuta (ché, di suo è compiuta e completa sotto ogni profilo, ciò che la rende pregevole anche sotto il profilo tecnico giuridico, oltre che linguistico), inapplicata.

Classico esempio di pratica italiana, è bellissima, chiara, di agevole lettura, copra praticamente ogni aspetto della vita pubblica e privata di cittadini e istituzioni … e finisce lì, nel suo essere splendida e in buona parte irrealizzata, perché anche la Gioconda è indescrivibile, però bisogna starle dietro, curarla, prestare attenzione, spiegarla, illustrarla, renderla umanamente fruibile, che arricchisca lo spirito; a lasciarla lì, non servirebbe a niente – e, a dirla tutta, abbiamo seri dubbi che sia utile, la Gioconda, oltre che alle agenzie turistiche e ai botteghini del Louvre. Insomma, le cose in Italia si promettono, si stanziano, si scrivono perfino e con tanto di decreti attuativi che, come dice il nome stesso, tendono all’attuazione, piuttosto che all’inanità. Intanto si dice e si programma: sul da farsi, vedremo e come dicevano molti dei nostri padri di un tempo, ‘vedremo’ significava ‘no’.

Alla promulgazione del non più nuovo codice di procedura intitolato a Giuliano Vassalli, comparve una vignetta di Altan, puntuta e precisa come al solito, nella quale comparivano un ministro – si suppone della Giustizia – e un suo collaboratore, il quale guarda con occhio perso il Ministro che al telefono dice: “Lo so che bisogna applicare il codice! Ma, dio bono, saranno più di mille pagine…”. Stessa vignetta, stessi personaggi, basterebbe sostituire la parola codice con Costituzione, e la terribile ferocia del messaggio rimarrebbe la stessa, attuale e avvilente. Lo sanno tutti, lo dicono tutti, che bisogna applicare la Costituzione, che la Costituzione è un’opera d’arte giuridica: sarebbe preferibile che avesse più critici e che fosse più puntualmente resa concreta nell’essere applicata.

In questa raccolta di articoli comparsi in più testate, periodiche e quotidiane, con la sua consueta e colorita vis dialettica, Settis ci mette in guardia: l’attacco alla diligenza non è cominciato con il governo Renzi; data da ben prima e, quale che potrà essere l’esito del referendum sulla riforma del Senato, fosse anche una sconfitta per i cosiddetti Ricostituenti, le cose non finiranno certamente lì.

Dalla cementificazione alla scuola non più tanto pubblica, dai diritti civili ai perniciosi effetti della globalizzazione, dall’arroganza dei mercati finanziari ai beni culturali, passando per l’ignoranza di chi pensa le riforme e quella ancora più becera di chi le scrive, l’Autore disegna un quadro a dir poco preoccupante dello stato delle cose nel nostro Paese.

Si dirà che non ve n’era di gran bisogno, che moltissime delle cose di cui scrive Settis siano note e più volte trattate. Sarà pur vero: e però, il modo migliore per evitare di sentirsi ripetere determinate problematiche è quello di affrontarle e risolverle una volta per tutte, cosa che da noi non succede che raramente e non di rado, quando succede è peggio che non fosse successo. E comunque l’aspetto interessante del libro di Settis è non solo e non tanto l’elenco puntuale e impietoso di guasti e nefandezze, con tanto di nomi e cognomi, italiani e non, quanto piuttosto lo spirito che innerva questa raccolta di scritti; non barricadero e di mera tenuta delle posizioni: aggressivo, invece, insistente. L’Autore non si limita a denunciare: siamo pieni di denunce, ne abbiamo ricolmi gli scaffali delle Procure e degli Istituti universitari. Non si limita a indignarsi: l’indignazione senza analisi e azione è e rimane un puro esercizio accademico.

E, parlando di accademia: si sentiva, eccome, il bisogno di un accademico, di uno studioso avvezzo a parlare e dialogare in lingue diverse e che non si limiti al bello e al culto dell’estetica e di come vorremmo che fosse il mondo ma, ahimè, i classici ci insegnano che c’è quello che c’è e non quello che ci piacerebbe che ci fosse (Umberto Eco, tanto per non fare nomi, splendido contenitore umano di nomi, dati e ragionamenti, per il quale questo è il migliore dei mondi possibile e avesse provato una volta ad andare a dirlo al rimanente 95% dell’umanità che, sarebbe da metterci una cifra sopra, non la pensava così). Si sentiva il bisogno di qualcuno che individuasse non solo i guasti, non solo i guastatori ma anche il come e dove riparare, mettendo al centro di tutti i ragionamenti sia la salvaguardia ma, cosa più importante, anche la completa attuazione di un documento che non è solo una Costituzione, ma rappresenta anche a 70 anni di distanza, a fronte di nuovi e più agguerriti attacchi alla democrazia, all’uguaglianza, alla dignità del lavoro, dello studio, della cultura, un vero e proprio Risorgimento sociale e civile che va preservato e rinfrescato, non con modifiche scalcagnate per quanto eterodirette, ma con la sua piena attuazione. Ogni cosa umana ha un suo sviluppo e una sua fine e la Costituzione della Repubblica Italiana non sfugge a questa logica che sta nell’ordine naturale delle cose: la si superi solo quando avrà avuto piena attuazione, pare dirci l’Autore, diversamente quello che verrà dopo non sarà una continuità bensì una cesura, che non promette niente di positivo per la dignità umana, che non può e non deve essere misurata a percentuali di PIL.

Davvero commendevole, alla fine, l’appendice che riproduce gli articoli attuali della Costituzione e quelli che ne costituiscono la modifica ai sensi della legge Renzi-Boschi.

Cesare Stradaioli

Salvatore Settis – COSTITUZIONE! Perché attuarla è meglio che cambiarla – Einaudi – pagg. 314, €19

Un commento su “IL LIBRO DEL MESE DI AGOSTO Consigliato dagli amici di Filippo

  1. Carissim*, mi permetto di “socializzare” una lettura che ho trovato agile quanto incisiva ed illuminante. Riguarda il prossimo referendum sulla riforma costituzionale:

    AA., VV., “Le ragioni del NO”, edizioni Altreconomia.

    Saluti affettuosissimi a Tutt* -conosciut* e non!

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