FARE QUALCOSA DI SINISTRA

Sia consentito un ricordo personale, a mo’ di preambolo.
Da poche settimane Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi, aveva trionfato alle elezioni politiche. Era il 2001, l’anno dei famosi 61 collegi a 0 in Sicilia e l’enfasi e il significato del risultato di quella tornata elettorale erano inevitabilmente giunti in Australia. Al culmine di una discussione con alcuni nostri connazionali che commentavano il possibile prossimo futuro italiano, Filippo Ottone disse (vado a memoria): “Io non posso augurarmi che Berlusconi governi male. Non posso sperare che combini disastri, solo per poter dare alla sinistra l’occasione di rifarsi, per poter dire ‘eh, avete visto?’. Se Berlusconi governa male e fa danni, più di quelli che temo provocherà, quando finirà questo suo mandato o il prossimo, se ve ne sarà uno, lui se ne tornerà a casa più ricco di prima, mentre l’Italia, specie nelle classi medie e basse, sarà più povera, più ignorante, più socialmente disgregata. Quello che deve essere fatto, è un’opposizione senza quartiere.
Ecco, ci sono quelli come Filippo, che guardano lontano e pensano al meglio per il Paese e a come fare per cambiare; poi ci sono i mascalzoni che si siedono in poltrona con il pop corn (una fetta di pane e Nutella gli pareva troppo provinciale, bisogna sempre scimmiottare quegli imbecilli che stanno al di là del lago – parole e musica di Wilfredo Pareto, 1911), beati e felici come maiali nella merda che l’attuale esecutivo, di fatto guidato da Matteo Salvini, porti l’Italia a destra, semini il terrore, faccia salire in superficie come lurida schiuma di scarico le peggiori pulsioni di una cittadinanza resa schiava dall’ignoranza e rimbecillita dalla pubblicità. Vedete come va male, anche senza di noi? E giù risate e un sorso di Coca-cola. Allegri e appagati di vedere gli italiani sempre più poveri e più razzisti. Rivendicano con forza – insistono, ancora adesso, non si lasciano sfuggire un’intervista per ribadirlo – di avere chiuso la porta in faccia al M5S, con la netta consapevolezza di allora, confermata dallo stato attuale delle cose, che così facendo avrebbero consegnato il Paese alla Lega, con tutto quello che ne consegue.
Non tocca a loro, riportare questo disgraziato Paese sui binari della civiltà e dell’umanità. Sono ignoranti, stupidi, boriosi, arroganti, infantili; per tendenza e per educazione ricevuta sono incapaci di dialogare, di sostenere un confronto (ma neanche una semplice conversazione da vagone ferroviario) con opinioni contrarie o leggermente dissonanti dalle loro, di insistere su questo o quell’argomento su basi culturali e con coscienza e volontà. In poche parole: non sono adatti alla politica. Non hanno spirito di servizio.
Invece di andare al cinema – specie in questo periodo, dove si vedono generalmente film orrendi – a osservare il loro stesso mondo che si decompone, idioti come scimmie che segano il ramo su cui stanno sedute, la Sinistra, una vera Sinistra dovrebbe apprestarsi a fare qualcosa di molto semplice, perché l’esercizio del potere e la sua stessa opposizione sono, in realtà, piuttosto semplici: governi? Dirigi, legifera, agisci. Stai all’opposizione? Opponiti. Fai programmi. Combatti ogni giorno. E finalmente, voci quali quella di Piero Ignazi si fanno sentire: un governo ombra. L’opposizione di sinistra DEVE – in questo sistema politico, in questa situazione non si vedono alternative serie – formare un governo di opposizione, speculare a quello in carica e agire sotto due profili.
Primo, quello di analizzare, sviscerare, esaminare punto per punto ogni singola azione dell’esecutivo, fosse anche una banale circolare interna. Capire, cosa vuole fare l’esecutivo, intuire le sue intenzioni e fare le pulci a ogni passo compiuto; stargli addosso, non mollarli neanche un istante, concordare quando è il caso e non cedere neanche di un passo su quello che non va bene.
Secondo, contemporaneamente, stilare un proprio programma che, da un lato proceda su proprie gambe e dall’altro proponga tutto quello che deve essere proposto rispetto a ogni legge, decreto, missione politica, dichiarazione, in Italia e all’estero.
Il significato è, per l’appunto, semplice: farsi conoscere. Rendere note le proprie posizioni con una sistematica, quotidiana attività di informazione e di contrasto. Ogni giorno, a partire dal primo atto governativo dell’esecutivo in carica. Cioè fare esattamente il contrario di quanto la Sinistra ha sempre fatto, vale a dire proporsi solo ed esclusivamente in campagna elettorale, quando il meglio che si può ottenere è un po’ di attenzione, subito stritolata dalla macchina propagandistica del governo in carica. Per non parlare del fatto che farsi vedere solo quando si avvicinano le elezioni, rischia seriamente di dare l’idea all’elettorato meno attento di essere solo a caccia di voti e di poltrone, da mantenere o da riconquistare.
Farsi conoscere non solo e non tanto (e, al limite, anche per niente) in merito a questioni complicate, contorte, complesse, quanto piuttosto e, direi, soprattutto, per quelle più comprensibili, semplici e sulle quali un intervento non sia impastoiato da mille laccioli, ciò che annacqua e diluisce nel minestrone del tutto è uguale ogni istanza, per quanto sincera e doverosa sia. Una per tutte? Lotta senza quartiere al gioco d’azzardo, dati alla mano, porta per porta, piazza per piazza, intervista per intervista, per combattere la ludopatia. E’ semplice: chiunque conosce una famiglia con problemi di gioco; anche un bambino sa che la maggior parte dei profitti finisce alla criminalità organizzata; qualsiasi adulto ragionevole sa bene che uno Stato biscazziere è una bestemmia. Non è neppure tanto difficile e dispendiosa da fare, come campagna di informazione, presa di coscienza e, infine, di mobilitazione.
La Sinistra DEVE operare in questo senso, su argomenti quali il gioco d’azzardo: per il bene del Paese e prima che se ne occupi la Lega, perché qui e ora, chi scrive è disposto a scommettere una cifra che sarà uno dei prossimi cavalli di battaglia (per meglio dire: di consenso, perché in realtà non faranno nulla di concreto: sarà sufficiente sbandierarlo) di Matteo Salvini.
Anche questa scommessa è un gioco d’azzardo: con la differenza, rispetto a quelli che vogliamo combattere e bandire, che garantisce una vincita sicura.

Cesare Stradaioli