Ecco, s’avanza uno strano soldato

Paul Krugman non è solo un economista di livello mondiale – nonché già premio Nobel, anche se qualcuno sostiene che i Nobel siano un po’ come gli Oscar, assegnati un po’ così e un po’ cosà – ma è pure un burlone che sotto la barba, che lo fa rassomigliare vagamente a George Clooney, fra una frase tecnica e l’altra non disdegna il paradosso.

Settimane or sono, scrive un pezzo a proposito della prossima presidenza Usa, nel quale a un certo punto sostiene come dei tre candidati più autorevoli per le primarie in campo repubblicano, i primi due siano da classificarsi come razzisti, ultraconservatori, sessisti, retrogradi, anti islamici e pericolosi populisti, mentre il terzo ha una buffa pettinatura.

Bisognerebbe andare a chiedergli di persona se davvero considerasse i – tramontati – candidati Rubio e Cruz più pericolosi di Trump, oppure se la sua fosse una provocazione.

Rimarremo con la curiosità; soprattutto di sapere cosa diavolo ha in mente una buona metà dell’elettorato statunitense, a prescindere dalle opinioni degli economisti. Per fortuna, ora ci viene in aiuto Vittorio Zucconi, profondo conoscitore degli Stati Uniti, il quale su “Repubblica” di ieri traccia il profilo di quelle che si dice un uomo tranquillo. Sappiamo che gli autori degli articoli non rispondono dei titoli, che vengono decisi in redazione: d’altra parte, è difficile che un giornalista autorevole quale Zucconi (che dirige anche il TG di radio Capital, la voce via etere di “Repubblica”) possa farsi imporre un titolo ovvero ignorare una eventuale baggianata. Infatti, il titolo, una volta tanto, rispecchia l’idea che l’inviato (anzi, residente) ha del nuovo candidato repubblicano, tale John Richard Kasich, governatore dell’Ohio. Sarebbe lui, in pratica, il volto umano dei repubblicani, da contrapporre a quello impresentabile (ma che ne penserà Krugman?) di Donald Trump, che sembrerebbe destinato a sconfitta sicura contro Hillary Clinton (ci permettiamo di avere qualche dubbio in proposito e di ricordare quanto e come venisse preso per i fondelli Ronald Reagan quando si candidò contro l’allora Presidente uscente Jimmy Carter – scontro titanico fra un ex attore noto come protagonista della immortale pellicola “Bonzo la scimmia parlante” (lui non era Bonzo, per la cronaca) da un lato e dall’altro un produttore di bagigi, che recentemente era stato preso a calci nelle palle da Khomeini – sappiamo com’è andata a finire anzi, forse, non è ancora finita.

Tale Kasich andrebbe bene, così pare, anche a molti repubblicani, che non vedrebbero di buon occhio un cafone alla Casa Bianca, pure se fosse uno dei loro. In effetti, stando a quanto scrive Zucconi per buona parte del pezzo, Kasich è il cosiddetto ‘Quiet Man’, che ovviamente a tutti fa venire in mente il temperato John Wayne, ma anche il più All-American-Quiet-Man di tutti i tempi, vale a dire James Stewart; entrambi – John Wayne quasi solo nel film omonimo – buoni e bravi, ma siccome stando a quanto diceva Andreotti le guance di cui disponiamo sono solo due, a un bel momento quanno ce vo’ ce vo’ e giù sganassoni alla Bud Spencer.

Kasich è ‘un uomo qualunque’, senza essere qualunquista, viene dal popolo, si è fatto un mazzo così, è credente – a quanto pare un americano ateo è più raro di un eschimese di colore – formazione cattolica, si oppone alla ‘spregiudicatezza egocentrica di Trump’ (aridànghete!), prova rimorso per i poveri e gli ultimi e via cantando.

Però.

Però, questo uomo tranquillo, figlio di due postini, “è un fanatico antiabortista, dichiaratamente pro-lobby delle armi, concretamente forcaiolo, come ha dimostrato firmando 17 condanne a morte da governatore senza mai concedere grazie e commutazioni, devoto al fracking” e amenità del genere.

Questo, sarebbe un uomo tranquillo. Un moderato.

Alla faccia del bicarbonato di sodio, direbbe Filippo che avrebbe detto il suo – nostro – amato Totò: a noi verrebbe da dire alla faccia di qualcosa d’altro, ma va bene così.

Cesare Stradaioli