Chi vuol esser Pasquale, sia…

Quando non perde le staffe – cosa che succede sempre meno, forse l’età aiuta – Massimo Cacciari esprime concetti per solito chiari e di frequente condivisibili. Il più recente che è capitato di vedere risale al giorno dopo gli attentati di Bruxelles: a domanda se dobbiamo considerarci in guerra, l’ex sindaco ha ribattuto che se qualcuno mi dichiara guerra e mi spara, è un po’ ridicolo che io insista a dire che la guerra non mi risulta.

In effetti, come dargli torto? Siamo in guerra con quella non meglio identificata entità meta-statuale chiamata Isis o Daesh? Che qualcuno, in suo nome uccida cittadini europei, per poi vedere rivendicata l’azione, mi sembra un dato di fatto inequivocabile. In quale modo l’Europa, come continente e ogni singolo stato, può dire di non essere in guerra, senza assomigliare alla maschera ridicola resa nota da Totò, quello che prende sberle e asserisce di non preoccuparsene, perché non è lui il Pasquale contro cui si accanisce chi lo sta mazziando? In nessun modo. Non può.

Allora, quale guerra?

Comincerei col dire quale guerra NON fare. Da evitare esattamente quello che l’Occidente sta facendo e cioè sparare e bombardare a caso. A tacer d’altro, perché ne vanno di mezzo sempre i civili, uccisi, feriti, sradicati, esiliati, affamati.

Prendete i primi cinque, rispondeva Zeman a chi gli chiedeva cosa ci sarebbe da fare nell’immediato, prima che operare culturalmente, contro la piaga del doping. Ecco, prendiamo i primi dieci. Che tale al Baghdadi esista o sia una multiforme entità personale, poco importa. Lo dico qui e ora: mi rifiuto di credere che qualcuno (Mossad o MI5 tanto per non fare nomi) non sappia chi sia, dove sia, dove dorma, cosa prenda contro l’ulcera, chi gli prescriva il rimedio e in quale farmacia si rechi per farne scorta.

Prendiamo i primi dieci, portiamoli davanti a un Tribunale Internazionale per i Crimini di Guerra, processiamoli e condanniamoli. Non a morte, naturalmente: noi siamo contro la pena capitale e, nel caso specifico, sarebbe idiota – oltre che immorale – uccidere per punire chi uccide.

Gli si dà una bella rasata a quelle barbe – penso di poter affermare come, in alcun modo, si tratti di tortura, contro la quale ci battiamo sempre e comunque – li si presenta in TV a reti unificate e si fa vedere ai possibili volontari di missioni suicide che per i loro mandanti l’incontro con le settanta vergini è differito di una quarantina di anni, momento in cui con tutta probabilità il desiderio sessuale sarà largamente soppiantato da quello di una litrata di birra o di un bel sigaro.

Scherzi a parte. Prendersela con gli esecutori, con quei poveri bestioni che nella stragrande maggioranza non sanno leggere, oppure non sono arabi quindi non sono in grado di leggere il Corano e se sanno leggere in arabo difficilmente lo comprendono (il sociologo De Masi, noto per essere il secondo uomo al mondo, dopo Umberto Eco, ad avere letto quasi tutto, sostiene di averlo letto con attenzione due volte e solo dopo la seconda volta ha cominciato a capirne qualcosa), sicché necessitano che qualcuno – la gara al più millantatore è aperta – glielo spieghi e glielo falsifichi, non serve a nulla se non a creare martiri e a far venire avanti il prossimo.

No. Colpire questa organizzazione nazista (solo un nazista dentro può immaginare di massacrare studenti, civili, gente che sta andando al lavoro e che per questo si alza alle 5 del mattino) in maniera efficace richiede che vengano colpiti i capi.

Per inciso: le bombe degli attentati di Bruxelles contenevano materiale devastante quale biglie, chiodi, viti: tutti oggetti specificamente adatti a causare i maggiori e più indiscriminati danni fisici. Sono vietate dalle leggi internazionali e secondo il diritto internazionale di guerra, un militare che venisse sorpreso a farne uso sarebbe passibile di fucilazione immediata sul posto, da parte del nemico: e sto parlando di gente in divisa.

Io, personalmente, piuttosto che fucilare il singolo soldato, metterei al muro l’ufficiale che gliel’ha ordinato: così farei (processo, non fucilazione, siamo contro eccetera eccetera), rispetto all’Isis e ai suoi appartenenti.

Non sapremmo dove colpire? Per cortesia: due bombardamenti russi appositamente mirati hanno stroncato quindici giorni di vendita petrolifera con la quale vengono comprate armi. Infatti, i compagni di merende dell’Isis (Erdogan e C.) hanno tirato giù un caccia russo. Chi vuole intendere, intenda.

Purtroppo, sempre di azioni militari si tratta.

Gino Strada è un italiano che dà lustro al nostro Paese e personalmente gli avrei assegnato il Nobel già tre o quattro volte. Nessuno come lui ha visto corpi devastati dalla guerra; popolazioni annientate dall’esilio causato dalla guerra; la miseria umana. Per quello che possiamo, dalle nostre postazioni di fronte alle tastiere, lo capiamo e per questo vorremmo evitare la guerra come è sempre stata fatta.

Rimane la considerazione per la quale, se si vuole andare a prendere i primi dieci, certo non lo si può fare chiedendo permesso, bensì presentandosi armati fino alla dissuasione. Del resto, sono personalmente convinto che non Gino Strada né nessuno del suo valentissimo personale, a domanda specifica si limiterebbe a rispondere di non essere Pasquale.

Cesare Stradaioli