E sarebbe Donald Trump, il cattivo?

E’ probabile che non verremo mai a conoscenza, quanto meno fino in fondo, dei retroscena che hanno (o dovrebbero avere) portato la multinazionale “Apple” al pagamento di una considerevole cifra, a favore del fisco italiano. Quello che si legge, che viene fatto intendere, è che finalmente anche le grandi compagnie, in qualche modo, renderanno conto sotto forma di adempimenti fiscali, dei loro enormi introiti. Chissà se è vero, chissà se in futuro altre multinazionali, ricorsi e appelli a parte, finalmente pagheranno – è da vedersi anche in quale misura – il dovuto all’Erario verso il quale sono tenute.

Non ci si può, però, esentare da una considerazione: uno dei capolavori di chi conduce l’economia di mercato, è sempre stato quello di saper creare i ‘buoni’ e i ‘cattivi’, inducendo il cittadino (che, per solito, le tasse le paga eccome) a credere non solo a questa bipartizione, ma che in un modo o nell’altro, se proprio vogliamo essere critici verso il sistema, se proprio non ci si accontenta di dare la responsabilità della disoccupazione ai migranti, le colpe se le cose vanno male devono essere addossate, per l’appunto, al ‘cattivo’ di turno.

Che sia uno sportivo drogato oppure scommettitore, che sia un funzionario corrotto (sempre, invariabilmente, oscurando – altro miracolo della propaganda – il fatto che se c’è un corrotto, c’è per forza anche un corruttore, ma i corifei della ‘Casta’ sono refrattari a considerare questo piccolo particolare), che sia un politico (?) boccalone, volgare, eccessivo, arrogante.

E i ‘buoni’, chi sarebbero? Il benefattore Bill Gates? Il simpatico e cool Mark Zuckerberg? L’idolatrato Steve Jobs, che raccomandava di essere affamati e scemi (“foolish“: assurdo, sciocchino, babbeo, dissennato – The New Oxford)? L’efficientista Marchionne?

I ‘buoni’ sarebbero tutti questi galantuomini? Che si servono di abili avvocati e funzionari (pubblici e privati) compiacenti, elaborano algoritmi e strategie non tanto e non solo per produrre il massimo profitto dalle loro attività, quanto piuttosto e forse soprattutto per fare una cosa peggiore del drogarsi, prendere bustarelle, scommettere su una partita di serie B, vale a dire evadere il fisco. Per non pagare le tasse.

Sono questi, i ‘buoni’? Questi giovani – o meno giovani, sempre comunque giovanili – che ci ripetono di essere positivi, che il futuro è roseo, che la globalizzazione è la panacea di tutti i problemi del mondo, che il mercato è uno e irreversibile, che la crisi è un’opportunità (grazie, lo sappiamo da oltre un secolo che per loro la disoccupazione è una risorsa, non una tragedia), che basta lacciuoli, basta regole, basta burocrazia, che bisogna spacchettare tutto, rinnovare tutto, essere positivi, innovativi?

E il tutto, alla fin fine, si risolve sempre in quello: pagare meno tasse o non pagarne del tutto. Rubare soldi alla comunità, nascondere, occultare, dissimulare, ingannare, frodare, raggirare e farsi beffe di tutto questo.

Se questi sono i ‘buoni’, i cattivi chi sarebbero?

Buone feste e guidate con prudenza.

Cesare Stradaioli