E ADESSO, POVERI UOMINI E DONNE?

Che gente è, questa?
Che partito è, che movimento, quale formazione è quell’insieme di individui, donne e uomini, che ballonzolano di qua e di là nel laghetto della politica italiana?
La spinta propulsiva, umana, sfacciata, corriva ma indubbiamente forte, energica, di un personaggio come Silvio Berlusconi ha dato vita a una forza di governo, locale e nazionale, che necessariamente non poteva fare a meno della sua presenza, per consolidarsi – e, sì, radicarsi, con buona pace di coloro i quali si sono intestarditi a vedere il lato ludico e buffonesco di un imprenditore lombardo, avvezzo a trattare con chiunque, poiché chiunque è, prima di ogni altra cosa, cliente, abbonato, votante – catalizzando il voto di milioni di cittadini nel corso di un trentennio.
L’uomo era da tempo gravemente malato: di fatto, già fuori dai giochi politici, per quanto apparisse evidente dall’ultima voltsa in cui è stato a Palazzo Chigi come l’unico suo interesse, una volta guastata la società italiana, piegandola ai suoi interessi politici e soprattutto mercantili, fosse quello di avere piena tutela del patrimonio di famiglia, il potere mediatico del suo impero televisivo. La sua morte, tuttavia, sembra avere gettato nel panico, temperato dallo sconforto, centinaia, forse migliaia di persone che nel suo nome e sotto le bandiere del partito-azienda da lui creato hanno esercitato e tutt’orta esercitano funzioni pubbliche e istituzionali.
Senza una guida, senza un volto, senza uno spessore, privi la maggior parte di loro di un minimo sindacale di preparazione in tema di dottrine politiche e scienza dell’amministrazione – succede, a voler gestire una formazione politica, chiamata partito o come meglio pare e piace, senza un congresso, una segreteria, una linea politica che non sia la mera presenza in video del padre-padrone – costoro vagano caracollanti per gli uffici, per le assemblee nazionali e locali e per gli studi televisivi (in radio serve conoscere la voce e nessuno di loro ne possiede una immediatamente identificabile), di fatto ignorati in Europa, come era ignorata l’inconsistente figura dell’attuale ministro degli Esteri, mal sopportati dalla destra di governo che non vede l’ora di riempire il carrello elettorale con i voti degli orfani del pregiudicato per evasione fiscale. Triste e ridicola nemesi per un partito fondato sui messaggi pubblicitari del prosciutto e dei mulini bianchi. La gente accorre dove ci sono le offerte speciali strillate dagli altoparlanti e non si può pretendere fedeltà ai prezzi variabili.
La domanda, generata da più che legittima perplessità, che poi ne fa nascere un’infinità di altre, rimane: che gente è, questa?
Sono amministratori affidabili? Sono attendibili servitori dello Stato, in grado di fare fronte ai requisiti richiesti dalla Carta Costituzionale, disciplina e onorabilità? Sono capaci, competenti, disinteressati in modo accettabile, disposti al dialogo, alla mediazione, all’incontro piuttosto che allo scontro, padroni dei propri atti e capaci di assumere responsabilità?
Come abbiano ridotto il nostro Paese in trenta anni, costringe a rispondere in maniera negativa a tutte queste domande. Già di suo predisposto a seguire l’uomo forte, gravemente carente sotto il profilo della memoria, così tanto cattolico da essere diventato pochissimo cristiano, pur sempre un elettorato ha scelto i loro nomi. Abbiamo visto presentatori televisivi, soubrette, urlatori d’asta, imbonitori, schiamazzanti bavosi, critici di qualsiasi cosa, docenti sputtanati, rivenditori di polizze vita e i risultati sono sotto gli occhi di chiunque goda di vista e olfatto appena discreti. Volendo vedere in ciascuna donna, ciascun uomo il merito, la capacità, lo spirito di iniziativa, la lungimiranza, l’interesse per la cosa pubblica, quando ognuno di loro, a immagine e somiglianza del sommo Mentore – nonché instancabile erogatore di prebende: il pover’uomo veniva disturbato da incazzose ragazze anche in piena notte, non era arrivato il bonifico – è stata mandata al potere, locale e nazionale, un’insipida compagine di ragazzini mai sufficientemente cresciuti e discretamente maleducati che adesso, sconcertati, si guardano intorno non sapendo cosa fare e come decidere.
I cantori del noto defunto sghignazzano, domandandosi come camperanno adesso gli antiberlusconiani: come ha giustamente osservato Marco Travaglio, dovrebbero preoccuparsi di come camperanno LORO, senza più il patriarca a dettare la linea e a pagare stipendi, affitti e svariati extra.

Cesare Stradaioli