DOMANDE (VOLUTAMENTE) SENZA RISPOSTA

Una dimandina a ciascheduno“, così alcuni conoscenti mi descrivono l’esordio a ogni lezione di un pacato ma severo insegnante di matematica di altri tempi – anche nell’eloquio.
Cosa muove l’umana pietà a coprire il viso di una persona, morta o uccisa, che giace in mezzo alla strada o in altro luogo aperto al pubblico? Perché non vengono pubblicate foto di questa o quella autopsia, pure se un nostro connazionale quarantenne di oggi nella sua vita, fin dalla più giovane età, ha verosimilmente visto – o ne ha appreso esistenza e modalità – decine di migliaia di uccisioni? Perché sulla carta stampata e via radio e televisione si ritiene opportuno non pubblicare, se non in quanto strettamente inerenti a un’espressione artistica, bestemmie, insulti, riferimenti calunniosi? Un adulto ha gli stessi diritti di un minorenne a essere esentato dal vedere spettacoli di morte o dell’umana idiozia, senza per questo sentirsi trattato da bambino?
Cosa spingeva gli assassini neonazisti dell’Isis (o Daesh che forse è più corretto) a mettere in rete le truculente esecuzioni mediante decapitazione o il più sbrigativo taglio della gola? E perché i media non le hanno mai pubblicate, previo avviso per coloro i quali volessero evitare di vederle? Chi intendeva raggiungere Totò Riina quando, registrato durante un’ora d’aria all’interno del carcere (che fosse a sua insaputa non è da crederci neanche per un momento), disse che quel tale Pubblico Ministero era destinato a “fare la fine del tonno“? Per quale ragione uno o più deficienti (intendo dire: mancanti di alcune qualità superiori che caratterizzano la natura umana), in luogo di limitarsi all’insulto da stadio verso una tale squadra di calcio, ne fanno indossare la divisa ad Anna Frank? E quale scopo si prefiggono, altri deficienti della stessa coloritura tribale (non spendo per cotanti imbecilli le nobili parole ‘politica’ e ‘ideologica’), nel comporre cartelloni o manifesti che raffigurano l’ex sindaco di Udine con indosso la divisa di un campo di sterminio, aggiungendoci la scritta ANPI, in luogo della Stella di David?

Perché, una volta uscita dal segreto di indagine e di intercettazione, quella frase pronunciata del boss mafioso è stata ripetuta da svariati cronisti e conduttori televisivi, con l’occhio lucido dall’emozione stile mamma mia, sentite cos’ha detto Riina (e la dizione ben chiara e ben scandita, caso mai a qualcuno fosse sfuggito il senso del messaggio)? Proprio non si poteva fare a meno di dare voce alla mafia? Era così necessario riportare la notizia in maniera letterale, come se l’illustre detenuto fosse stato uno che aveva parole da buttare?
Perché media e carta stampata pubblicano il bel volto sorridente di Anna Frank, usato come insulto e l’immagine di Furio Honsell e dell’ANPI sottoposti a dileggio? Se i suddetti deficienti fossero tanti, perché rafforzare ulteriormente la loro presenza sul territorio? E se – come pare più probabile – sono pochissimi, perché aiutarli a diffondere i loro borborigmi mentali?

Cesare Stradaioli