1 Comment

DIRITTI E DIRITTI

Il ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, intende portare in consiglio dei ministri un disegno di legge che imponga a tutti i genitori la vaccinazione dei propri figli, pena l’esclusione dall’iscrizione alla scuola dell’obbligo. Le si oppone, dall’interno della compagine governativa, la sua collega Valeria Fedeli, invocando l’intangibile diritto di chiunque di accedere alla scolarizzazione. Si tratta di una questione di rilievo ai massimi livelli, di gran lunga più importante rispetto a pressoché tutte quelle che negli ultimi anni hanno interessato – o avrebbero dovuto interessare – l’opinione pubblica e la classe dirigente nazionale, senza distinzione di orientamento politico. Le titolari dei dicasteri della Salute e dell’Istruzione hanno ragione entrambe, facendo in egual misura e pregio leva su ragionamenti e scopi di ordine superiore e tuttavia, essendo condivisibili gli argomenti contrapposti, uno dei due ha più ragione dell’altro: a mio giudizio, quello del ministro dell’Istruzione.

L’intento che subordina la frequentazione della scuola dell’obbligo alla vaccinazione è indubbiamente ispirato a principi fondamentali della nostra Repubblica. Al di là delle inesattezze e dei pressapochismi che connotano le ‘ragioni’ di coloro i quali sostengono la libertà di decisione in ordine alla vaccinazione (uso le virgolette in quanto tenacemente contrario alla tesi secondo la quale tutte le opinioni siano necessariamente titolari di eguale dignità; quelle degli antivaccinisti sono sprovviste di seri riscontri di carattere scientifico: pertanto non meritano altro che le virgolette), il problema di fondo è eminentemente sociale: la libertà di non vaccinare il proprio figlio, oltre a essere una scommessa con poco da vincere per chi la fa e tutto da perdere per il minore che la subisce, è un vero e proprio attacco alla socialità, al consorzio civile, alla comunità in cui si abita. Del tutto assimilabile a una eventuale ‘libertà’, rivendicata come diritto e, dunque, come legale, di non pagare le tasse o di infischiarsene di passare col rosso – che si va di fretta e, poi, che scocciatura dover dare il passo agli altri: dove sta scritto che sia un mio dovere? E non è il caso, in questa sede, di rimarcarne i caratteri antisociali, di un individualismo esasperato e intollerante, frutto di un uso strumentale e bastardo del concetto di libertà personale.

D’altronde, è difficile non concordare con la tesi opposta. Lo studio è – quello sì! – un diritto assoluto e non negoziabile. Con il che, nell’idea di evitare che uno o più individui non vaccinati (per decisione presa da altri) e, per questo, possibili portatori neppure tanto sani di malattie anche gravissime, si trovino nella condizione di contagiare altri sventurati come loro si dovrebbe, per forza di cose, escludere un certo numero di cittadini in età scolastica, dal diritto di ricevere una adeguata educazione – anche un solo escluso rappresenterebbe un vulnus, per una società che si proclami civile – e questo per responsabilità non ascrivibili a loro. Si giungerebbe, quindi, alla grottesca e terribile conseguenza per cui un bambino non solo rischia di ammalarsi seriamente e di propagare il contagio, ma anche di trovarsi privato di uno dei fondamentali diritti dell’infanzia e del cittadino: l’avere un futuro di cittadino istruito.

Cosa fare? Detto che le ragioni del ministro dell’Istruzione appaiono più socialmente forti e pressanti, ritengo che sia indispensabile agire sotto un doppio profilo.

Prima di tutto, sarà necessario predisporre un adeguato intervento di cura, da qui ai prossimi dieci anni: sarà inevitabile – lo è, forse, già adesso – una sensibile rivivescenza di malattie che la vaccinazione, se non debellate, le aveva certamente messe nell’angolo, e la società italiana dovrà farsi trovare pronta a interventi su larga scala, dato che mantenere l’accesso alla scuola dell’obbligo per tutti i minori, inevitabilmente porterà alle conseguenze appena menzionate. Sarà un lavoro duro, difficilissimo, senza quartiere contro le epidemie.

Contemporaneamente, bisognerà a tutti i costi evitare il muro contro muro nei confronti dei genitori che non vaccinano i figli. Si tratta di persone, interi nuclei familiari composti da cittadini impauriti, impoveriti nelle tasche e nello spirito, spesso privati di un dignitoso futuro di lavoro e di vecchiaia, incattiviti da una società predatoria e dai richiami di personaggi che definire ‘politici’ rappresenta un insulto alla nobile arte della politica; persone che, isolate dalla socialità (anch’esse, in fin dei conti, non per colpa loro), sono disposte ad ascoltare chi grida più forte, chi digrigna i denti, sbraita in televisione e storce i tratti del viso e che nel fare questo da’ loro l’idea di tutelarli, di difenderli mentre invece li sta solo peggiorando come persone, come genitori e come cittadini. Innalzare ulteriormente il già fin troppo alto livello di scontro mediatico, oltre ad andare incontro a un fallimento pressoché totale del tentativo di recuperarli alla ragione, rischia seriamente di farne dei martiri, con le conseguenze che conosciamo bene, come altrettanto ben conosciamo quanto gli integralismi – laici o religiosi, fa lo stesso – proprio dei martiri e degli oppressi si nutrano e diano fiato alle loro sconce grida.

Sarà indispensabile una seria, pacata, ragionevole, ma feroce e insistita campagna di informazione – verrebbe da dire controinformazione: saranno i sedimenti leninisti di chi scrive, ma accidenti, andrebbero ancora bene – che con argomenti compiuti quanto sistematici e instancabili prima o poi (ci vorranno anni: ci vogliono sempre anni, per riparare a un quarto d’ora di disastri) riportino con le buone maniere alla ragione persone che hanno sì, la responsabilità della vita e della salute dei propri figli, ma che debbono tornare a capire che hanno anche quella dei figli degli altri e di tutta la società in cui vivono e dalla quale si sentono (difficile dare loro torto) esclusi e maltrattati.

Parlare, dialogare, insistere, non dare tregua; e ancora spiegare, ragionare e ripetere e ripetere e ripetere – inseguire, insomma, come faceva Filippo Ottone.

Cesare Stradaioli

Un commento su “DIRITTI E DIRITTI

  1. non sono per niente d’accordo: la vita vale di più dell’istruzione, il rischio deve avere la precedenza.

I commenti sono chiusi.