DI PIETRE DA TIRARE E DI GUANCE DA PORGERE

In merito alla vicenda della giovane padovana uccisa dalla leucemia, i cui genitori avevano rifiutato le cure mediche tradizionali, preferendo affidarsi a un diverso trattamento, non riconosciuto dalla medicina ufficiale, andando così incontro a un tragico quando inevitabile destino, Michela Marzano ammonisce a che nessuno pensi di scagliare una pietra contro i genitori, segnatamente la madre – che tutto conosce della figlia: sogni, sofferenze, fede – per una scelta del genere.
Al di là della retorica sulle mamme, mi risulta che, ultimamente scagliare pietre abbia ben scarsa valenza, sia politica sia a livello di opinione pubblica. Nel terzo millennio, come diceva quello, non si fa più ammenda, né autocritica: si scrive un’autobiografia, se proprio. D’altronde e per evidenti motivi, sono più le persone che nulla sanno di quei genitori, rispetto a quanti li conoscono e li frequentano: il che facilita anche la riflessione, dato che la vicenda ben poco ha a che vedere con amicizia, conoscenza, solidarietà o totale estraneità. Proprio perché, vorrei dire a Michela Marzano, di prendere a pietrate due genitori indubbiamente sofferenti per la perdita – e c’è poco da scherzare anche sulla fede: aiuta molto, specie i fanatici e la Ragione ci si rompe le corna – non solo non c’è bisogno ma neppure vi è la minima utilità. E, anzi, facendo così si sbaglierebbe clamorosamente bersaglio.
Ci tocca di vivere in un Paese a bassa intensità culturale e l’aspetto più squisitamente scientifico è quello maggiormente negletto e trascurato. A coloro che ne imputano la responsabilità a Benedetto Croce, verrebbe da dire: va bene, bravi, ma adesso sarebbe il caso di voltare pagina. Detto questo, ci pensi chi di dovere, a mettere mano in maniera consapevole e razionale al Metodo di insegnamento in Italia e la maiuscola ha per forza il proprio significato. Perché c’è poco da chiedersi se un metodo vada più o meno bene, sia più o meno accettabile, quando di metodo non si vede nemmeno l’ombra.
La mancanza di metodo, l’indecente livello di insegnamento e diffusione del pensiero scientifico, prima o poi dovevano sfociare in manifestazioni di pensiero – parola grossa, in certe situazioni – e di comportamento che, esaminate fuori dal contesto parrebbero a buona ragione balzane, idiote, bizzarre e folkloristiche. Siccome però nel contesto bisogna stare, esse sono per contro gravissime, preoccupanti ben oltre il livello quasi da scherno che incontrano oggi in chi vi si oppone. E’ bastato – stravolgendo il più che rispettabile intento di abbattere l’autoritarismo – mettere in discussione qualsiasi forma di autorità ed ecco che i comitati di genitori contrari ai vaccini hanno rotto gli argini: ponendo loro stessi, noi tutti di fronte al ricatto (va chiamato così: sono dei minori, cioè cittadini a tutti noi affidati a subire le conseguenza di una disposizione di legge) che subordina l’iscrizione a scuola all’essere lo scolaro stato vaccinato, senza che chi l’abbia posto in atto si sia domandato se per caso non stia contribuendo a creare una generazione di ignoranti, per di più non vaccinati. Il peggio sommato al peggio. A cui va sommato un ulteriore peggio, in quanto è verosimile che molti di questi bambini diventeranno – e certo non per colpa loro – cittadini incarogniti e fanatici.
Il tutto, bisogna dirlo, con il contributo essenziale della rete, senza la quale – so bene che dell’abuso non risponde il mezzo, ma senza pistola il proiettile non parte che nella fantasia del potenziale assassino – tutto questo, a cominciare dalla diffusione di vere e proprie menzogne, la cui smentita altro non pare servire se non a rincarare il messaggio velenoso e mendace, non si sarebbe potuto concretare.
Ora. Non ho alcun interesse per quella mamma, per quel papà: umanamente mi fanno molta pena, per avere perso una figlia e perché questo è successo grazie alla loro profonda ignoranza. Quel tipo di ignoranza – assimilabile a quella che risulta da statistiche europee: mediamente un cittadino italiano è fra gli ultimi in graduatoria a essere in grado di decifrare un messaggio scritto, una frase compiuta e comprenderne il significato – che rischia di retrocedere il nostro Paese non solo nelle statistiche, ma letteralmente nella Storia. Quel tipo di ignoranza, caricata a pallettoni di retorica e tribalismo, che conferisce nuova linfa alle superstizioni, alle credenze da mestatori da fiera di paese.
Non è colpa loro. O magari anche. Ma non è con loro che dobbiamo prendercela. E, sì, Michela Marzano, qualche sasso addosso a chi alimenta l’ignoranza, l’individualismo, la superstizione, la retrocessione culturale, non solo può, ma deve essere tirato. Perché i dotti richiami evangelici sono materiale da maneggiare con una certa attenzione; specie da quando qualche studioso più testardo di altri (dopo il definitivo chiarimento che era una gomena e non un irragionevole cammello, quello che non sarebbe passato per la cruna di un ago) ci ha portato alla luce come il porgere l’altra guancia, lungi dall’essere prona sottomissione, fosse un formidabile invito alla provocazione, poiché ai padroni non era consentito che colpire col dorso della mano e porgere la guancia opposta significava sfidarli a violare le loro stesse norme che proibivano di toccare gli schiavi a mano aperta. Per cui, farei un po’ di attenzione ad abusare del divieto di scagliare la prima pietra: si corrre il rischio di dare l’idea che non siano affari nostri, quando invece lo sono a pieno titolo. E se anche solo la minaccia di farlo potesse avere una qualche valenza e ricondurre i dialoghi a livelli di civiltà e consapevolezza (bisogna pur circonchiuderla, l’acqua, prima di averci a che fare e usarla) allora che ci si pensi, almeno.
Ma questi nostalgici nazisti vanno combattuti con il ridicolo e lo scherno” ammonisce – cito a memoria – una convitata alla festa in un film di e con Woody Allen. Al che, il personaggio che lui interpreta risponde che sì, ma anche qualche mattonata sui denti fa il suo bell’effetto.
Santissime parole.

Cesare Stradaioli