Daniela Dinacci su Filippo

A ripensarci bene, ora che sono anch’ io insegnante, Filippo mi ha trasmesso uno dei principi della libertà d’ insegnamento; l’ ho capito a distanza di anni, quando questa libertà l’ ho sentita dentro che doveva uscire con modalità creative, altrimenti il mio lavoro mi appariva senza scopo. Questo prologo perchè Filippo è stato il mio insegnante di filosofia. E che c’ entra la fotografia con la filosofia? C’ entra….c’ entra ….. Insegnante-filosofo di fotografia è la giusta definizione, almeno per me.

Lui ne era così convinto che il mio opalescente ricordo delle sue lezioni mi è molto caro e fatto di immagini impresse nella mia mente e, credo, nella mia anima. L’ arte della fotografia: una lente tra me e il mondo circostante che mi aiuti a focalizzare, far emergere le necessità interiori, queste sconosciute specie nell’ età del caos e dell’ insicurezza. La voce e l’ espressione la ricordo calma, rassicurante, accogliente, scanzonata. Avevo terrore del buio, ma la camera oscura mi rendeva stranamente calma e riflessiva, sviluppavo quella capacità di osservazione e concentrazione che certamente Filippo voleva dai suoi alunni e che ha sicuramente sfruttato per far arrivare ben altro nelle nostre testoline assetate di storie e informazioni stimolanti.

Chissà se ne era contento. Io si. Fatto sta che mi ritrovai una domenica a porta portese a comprarmi un economico Durst per stampare in b/n con i dovuti accessori, ormai decisa ad iniziare uno dei viaggi più interessanti, importanti, piacevoli e introspettivi della mia adolescenza. Gliene sono eternamente grata.