Anniversari

Non poteva mancare, come ogni anni, la retorica su Nassiriya.

Vorrei essere chiaro, al di là della pietà che (quasi) tutti i morti meritano.

Lo scrissi il giorno dopo i fatti, mi trovavo in Australia: nessuno osi chiamarlo terrorismo. E lo ripeto ora: NESSUNO OSI CHIAMARLO ATTO DI TERRORISMO.

Le forze armate italiane si trovavano in territorio straniero, non in missione di pace, bensì come forza di occupazione: l’attentato non ha ucciso civili inermi, ha ucciso dei soldati, se non ricordo male carabinieri tutti volontari (e aggiungerei un rilievo che mi fu fatto notare dall’Italia: alcuni di costoro, accanto alla propria branda, esibivano simboli e arnesi fascisti, come si è potuto vedere dai filmati della RAI, mandati in onda dopo il fatto).

Definire terrorista chi ha ucciso, all’interno del proprio Stato, dei soldati appartenenti a una forza di occupazione militare, equivale a definire terrorista un partigiano che uccide un tedesco invasore e la cosa NON è accettabile.

Non ho altro da dire.

Cesare Stradaioli