Basta con le rincorse a destra

Non conosco il programma politico di Viktor Orbàn: né credo sia particolarmente interessante accertare se questo galantuomo che nel terzo millennio sta ancora a parlare di purezza della razza (non esiste una razza ungherese, questo è certo), sia o meno un fascista.

Non è escluso che non lo sia, anche se i metodi darebbero una certa indicazione in proposito: anzi, più che fascista, sommando il muro ai treni chiusi, azzarderei nazionalsocialista, ma non è questo il punto. Perché il signor Orbàn potrebbe anche essere semplicemente un populista di destra, e magari in tempi passati (e forse anche adesso), il fascismo o non gli piace o non lo convince: ma se il suo programma elettorale, quale che fosse o potesse essere all’inizio, gli ha preso la mano e lo ha portato – o altri l’hanno fatto – a seguire i peggiori reflui di una nazione, a prestare orecchio e promesse alla schiuma della società magiara, è piuttosto comprensibile che, giunto alla guida dell’Ungheria, egli non solo non possa fare marcia indietro, ma sia costretto ad andare a tutta manetta. Per mantenere quello che ha scelleratamente promesso.

Se non lo facesse, il rischio di perdere consensi e, di conseguenza, perdere la guida del Paese – con tutto quello che ne deriva anche per la sua compagine governativa e chi l’ha messa lì: leggasi trattati commerciali, commesse militari, contratti sull’energia, prebende personali e tutto quanto possa avere come unico limite la fantasia – diverrebbe concreto e attuale.

Tutto questo per voler rimarcare quanto sia politicamente azzardato – oltre che moralmente vergognoso – inseguire la destra, specie quella più becera, alla ricerca di consenso facile e a buon mercato, alimentato dalla paura dell’immigrato, dalla delinquenza che si ritiene viene da esclusivamente da fuori, dal terrore di svegliarsi un mattino e perdere il posto di lavoro e incubi del genere.

Naturalmente il mio pensiero va alla sinistra, che di quello che fa la destra – con buona pace di Cacciari e di tutti quelli che vorrebbero una destra seria in Italia; io ho qualche anno meno di Cacciari e di destra al potere in vita mia ne ho vista anche troppa e non ne sento la mancanza – me ne importa assai poco; penso alla sinistra, che sempre più spesso viene tentata, in Italia e in Europa, dal correre casa per casa attraverso la televisione, a raccogliere le grida più becere, le istanze più retrive, indegne di un cittadino normale, di un qualsiasi cattolico, non dico neanche di un ateo, che onestamente creda in un dio compassionevole.

E a coloro che a sinistra, giorno dopo giorno, ci provano a raccogliere consensi facendo, come ‘o malamente della sceneggiata napoletana, ‘a faccia cchiù feroce, giocando a Law & Order, vorrei dire: lasciatelo fare alla destra razzista, xenofoba e antisociale, a quella che se sei nato povero, beh vedi di rinascere ricco nella prossima vita, lasciatelo fare a quelli che invocano il dio Po e che vogliono affabulare la gente comune, brava gente, onesti lavoratori, terrorizzandoli, promettendo loro che qualsiasi cosa accada al mondo, il loro cortiletto, il loro piccolo comune, il condominio, non sarà attinto da niente che possa turbare la quiete delle loro vite.

Che il diverso è diverso proprio perché non è come loro, che il ponte levatoio è meglio alzarlo che tenerlo abbassato, che non si sa mai; che, di fatto, promettono di essere i paladini e le guardie armate di un Medioevo prossimo venturo, che evoca la sicurezza del castello assediato e che produrrà solo disperazione e povertà morale, prima che economica: una minestra per casa si trova sempre, una mano per il negro, per il profugo, è già un tantino più difficile e poi costa soldi.

Loro, quella destra, lo sanno fare meglio di voi, hanno molto più pelo nello stomaco di quanto ne avrete (ne avremo tutti noi di sinistra e solo un povero di spirito può pensare che sia un’offesa) e, soprattutto, di farsi trascinare nella deriva furiosa e antistorica dei muri e delle scritte sulle mani con i pennarelli, di dimenticarsi eventuali programmi di governo più umani o meno disumani, insomma di tradire le promesse e di lanciarsi a fari spenti nella notte della ragione a duecento all’ora, non gliene può fregare de meno.

Anche perché, poi, non saranno loro a schiantarsi: sarà la coscienza di una società non più civile e lo scarso spirito di un’Europa sempre più serva della finanza.

Cesare Stradaioli