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Fuori dalla palude renziana

Bisogna togliere al più presto i piedi dalla palude renziana. Dobbiamo uscire dalla logica di un contraddittorio imposto dagli altri, da coloro che dovrebbero dare risposte sensate e responsabili – sempre che siano in grado.

Come scriveva Pasolini in “Petrolio”, non bisogna mai accettare il linguaggio del nemico: capirlo, sì, accettarlo mai.

La questione relativa alla posizione del ministro Maria Elena Boschi, concernente il ruolo ricoperto da padre e fratello nella gestione della Banca dell’Etruria deve essere affrontata nel modo corretto, che non è quello che il PD renziano ha cercato, per ora con notevole successo direi, di imporre.

Il punto non è discutere se il signor Boschi padre sia o meno una persona onesta: per quello che è dato sapere, lo è, non essendo emersi (almeno per ora) elemento di rilievo penale; ma, come si diceva, il problema è mal posto, come sempre nel dibattito politico di questo sventurato Paese. Abbiamo già scordato le dichiarazioni di Marina e Piersilvio Berlusconi sull’onestà del padre? E le risposte che ricevettero, in punto di moralità politica, quando il babbo disse di avere ‘saltato’ la riunione del consiglio del  ministri da lui stesso presieduto, onde evitare che si parlasse di quella noiosissima rogna del conflitto di interessi?

Poco conta se Boschi padre sia onesto: la cosa fondamentale, la questione davvero dirimente sta nel fatto che sua figlia è ministro del governo attualmente in carica che ha preso provvedimenti gravi e pesanti (specie considerando la situazione socioeconomica in cui versano milioni di italiani) e già solo per questa ragione in un Paese civile dell’Occidente, la suddetta ministro (perdonate, ma ‘ministra‘ mi sembra ridicolo fino all’offensivo) si sarebbe dimessa, non semplicemente allontanatasi dal collegio governativo al momento del voto del decreto legge. In uno di quei Paesi ci si dimette per molto ma molto di meno.

Vorrei concludere queste poche note col richiamo a una frase letta in occasione della presentazione di un film sulla coscienza tedesca e il nazismo e mi pare una frase che dovrebbe fare riflettere – molto più in piccolo rispetto alla tremenda eredità di un regime, di una guerra e dei disastri che ne sono seguiti – sul concetto di moralità e spirito di servizio che dovrebbe animare chiunque aspiri a un ruolo politico: Rispetto alle azioni compiute dai padri, i figli non sono colpevoli, ma ne sono responsabili. Ne devono, cioè, rispondere, usando le risposte che, a loro volta, devono pretendere dai loro padri.

Cesare Stradaioli

2 commenti su “Fuori dalla palude renziana

  1. Perche’ i figli sarebbero responsabili delle azioni dei padri? non e’ un girare la questione che i padri sono responsabili delle azioni dei figli finche’ minorenni? Mi sembra che un figlio puo’ a buon diritto discostarsi da azioni non compiute personalmente o da persone di cui sia tutore, morale o materiale. Perche’ il padre riflette una sua storia, le sue radici? Ma io posso imparare dalla mia stessa storia, e discostarmene (responsabile ma non piu’ sulla stessa linea), e cambiare almeno le mie idee, se non posso piu’ cambiare le mie azioni passate. E se posso farlo su di me, per le mie cose, a maggior ragione non devo render conto di quello che ha fatto un’altra persona, pur legata a me come avo, e non come discendente.

  2. Io ho diritto di chiedere a un tedesco – figlio di uno che era adulto durante il nazismo – se ha chiesto spiegazioni a suo padre e, avendole avute, quali siano state.
    Non può essere sufficiente, né per me né per lui (figlio) accontentarsi di leggere sui libri che in Germania, per venti anni, non c’è stato solo un uomo coi baffetti ma milioni e milioni di persone, cittadini ordinari, che inneggiavano a lui, al Reich Millenario, alla supremazia della razza, senza chiedere il perché.
    Molto più in piccolo, Maria Elena Boschi non è diventata ministro per sorteggio: essendo figlia di un importante funzionario di banca, in una regione (la Toscana) in cui moltissimi cittadini – bancari e banchieri per primi – sono a buon diritto in odore di massoneria, è stata scelta non certo per la sua esperienza, né di vita (ha 34 anni) né professionale e/o politica.
    Pertanto, fino a questo momento, in merito a Banca dell’Etruria, non è colpevole di nulla: ma io ho il diritto di sapere da lei se ha ritenuto opportuno fare certe domande al proprio padre e se ha preteso delle risposte.
    In questo senso, essendo lei diventata un personaggio pubblico, è responsabile.

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