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Fiammetta Formentini su Filippo

Filippo è stato professore nel mio liceo, il Liceo Unitario Sperimentale, che io ho frequentato per i primi 3 anni dal 1974.
Per chi non lo sapesse il LUS era la sperimentazione della riforma della scuola media superiore. Si basava sul prolungamento dell’obbligo scolastico e pertanto era strutturato in un biennio “unico” seguito da un triennio di indirizzo. Quindi la scelta dell’indirizzo veniva posticipata insieme all’obbligo che si sosteneva dovesse passare da 14 a 16 anni. Altra questione fondamentale era la divisione tra materie obbligatorie e materie opzionali, con la quale si strutturava un programma di studio in parte personalizzato e individuale, fatto di corsi scelti dagli studenti che spaziavano su tutte le materie e gli argomenti che non erano contemplati nei programmi tradizionali o nel corso di studi scelto.
Filippo per anni ha insegnato fotografia. I sui corsi sono stati molto frequentati e apprezzati. Da lì sono nate grandi passioni e future professioni.
Ma lo Sperimentale ha condiviso con le altre scuole degli anni Settanta la passione politica con la grande differenza, io direi, che tale passione è stata vissuta insieme dal corpo insegnante, dagli studenti e dai genitori, assi attivi nella vita e nella gestione di quell’esperienza scolastica. I nostri insegnanti in molti casi non erano poi molto più vecchi degli studenti più anziani, e nelle assemblee gremite e accalorate le voci si mischiavano, si alzavano e si sovrapponevano. Filippo c’era sempre e sempre ha dato il suo contributo.
Il mio ricordo personale è molto preciso, mi ricordo quando mi accoglieva davanti a scuola dicendomi “ecco che è arrivato l’attrezzo”. Aveva ragione, in quegli anni il mio modo di vestire risultava assai particolare, persino nella fantasia che ci accomunava, e un po’ attrezzo lo sono ancora. Questo soprannome lo conservo con grande affetto.
Fiammetta Formentini

Un commento su “Fiammetta Formentini su Filippo

  1. A ripensarci bene, ora che sono anch’ io insegnante, Filippo mi ha trasmesso uno dei principi della libertà d’ insegnamento; l’ ho capito a distanza di anni, quando questa libertà l’ ho sentita dentro che doveva uscire con modalità creative, altrimenti il mio lavoro mi appariva senza scopo. Questo prologo perchè Filippo è stato il mio insegnante di filosofia. E che c’ entra la fotografia con la filosofia? C’ entra….c’ entra ….. Insegnante-filosofo di fotografia è la giusta definizione, almeno per me. Lui ne era così convinto che il mio opalescente ricordo delle sue lezioni mi è molto caro e fatto di immagini impresse nella mia mente e, credo, nella mia anima. L’ arte della fotografia: una lente tra me e il mondo circostante che mi aiuti a focalizzare, far emergere le necessità interiori, queste sconosciute specie nell’ età del caos e dell’ insicurezza. La voce e l’ espressione la ricordo calma, rassicurante, accogliente, scanzonata. Avevo terrore del buio, ma la camera oscura mi rendeva stranamente calma e riflessiva, sviluppavo quella capacità di osservazione e concentrazione che certamente Filippo voleva dai suoi alunni e che ha sicuramente sfruttato per far arrivare ben altro nelle nostre testoline assetate di storie e informazioni stimolanti. Chissà se ne era contento. Io si. Fatto sta che mi ritrovai una domenica a porta portese a comprarmi un economico Durst per stampare in b/n con i dovuti accessori, ormai decisa ad iniziare uno dei viaggi più interessanti, importanti, piacevoli e introspettivi della mia adolescenza. Gliene sono eternamente grata.

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