A un certo punto…

Giunti a un certo momento storico e politico sarebbe anche ora di farla finita con lo stupirsi ogni qual volta un rappresentante del PD apre bocca e non si fa mancare una cosa di destra che sia una. Insomma, piantiamola di indignarci per ogni cavolata che un renziano dice – e ne dicono a tamburo battente, neanche se cercassero di battere qualche record, o di scandalizzarci per l’occupazione militare delle poltrone fatta dal cerchio magico toscano (non so voi: io non riesco neanche più a sentire qualcuno parlare con un’inflessione di quella benemerita regione). Il Jobs Act? Tutto bene, è stato combattuto il lavoro a termine: peccato che siano TUTTI a termine, con tutele crescenti che paga Pantalone. Il TTIP? Benissimo, positivo per l’economia e non cadiamo nel solito antiamericanismo: peccato che NESSUNO conosca esattamente i dettagli di questo trattato e la segretezza sarebbe già di per se un motivo per rigettarlo. L’abrogazione del Senato? Un obbiettivo perseguito da 50 anni (testuale: da l’Unità); addirittura prima dell’istituzione delle regioni, caspita! Il tiro a segno su Marino e conseguente, ennesimo tecnico che si prende una poltrona politica, con tanto di saluto dal balcone – che deve essere qualcosa di squisitamente romano, come i carciofi alla Giudìa, o i salotti di Previti – ? Segnale di modernità, la politica non sia autoreferenziale: cioè, si faccia da parte che qui non abbiamo tempo da perdere. TAV, Ponte sullo Stretto eccetera, vedremo: a differenza di mio padre, che quando diceva ‘vedremo’ intendeva dire no, con questi il vedremo è un pericolosissimo indice di possibilità.

Insomma, una carrellata di dichiarazioni che fino a cinque anni fa avremmo sentito dire da personaggi quali Cicchitto o Capezzone: gente qualificata, in materia, gente con un pedigree di tutto rispetto, mica pizza e fichi. Oggi, invece, ci tocca sentire Calderoli difendere la Costituzione e Brunetta prendersela con l’ipotesi di partito-nazione. Poi dicono che non ci sono più le stagioni di una volta.

Seriamente e lo dico rivolto alla mia Sinistra, per parafrasare Federico Rampini; sarà il caso di farcene una ragione: il PD è, a tutti gli effetti, un partito ostile a qualsiasi cosa significativa che sia di sinistra, con all’interno persone con le quali abbiamo molto in comune. Mi è stato detto che si tratta di un giudizio fin troppo benevolo: a me pare di avere detto e – qui – scritto una cosa tremenda.

Cesare Stradaioli