17 Dicembre

 

 

E’ passato un anno da che Filippo ci ha lasciati. E non si può certo dire che sia stato un anno noioso, povero di idee, di avvenimenti, di tragedie.

Non è facile sottrarsi allo sconforto, alla disillusione: è dura resistere alla tentazione di lasciare perdere tutto, di girarsi dall’altra parte, di occuparsi di cose più frivole, facili, appaganti.

Soprattutto – scrivo a titolo personale, ma sono certo di interpretare il pensiero di tanti – come si fa a non pensare a quanto ci manca il giudizio di Filippo? A quanto ci fosse di aiuto una sua frase, non necessariamente sempre seria e incalzante? E magari ci dimentichiamo che, più spesso forse di quanto abbiamo in mente, Filippo invece di darci corda o di condividere, ci avrebbe pungolato con i suoi argomenti, anche detti in maniera sferzante, insofferente.

Di tutto quanto è accaduto, è stato detto, fatto, pensato, promesso, ipotizzato in questi 12 mesi, credo che a Filippo non sarebbe piaciuto quasi niente: ci manca, a me personalmente almeno, anche la soddisfazione di stuzzicarlo dopo la finale di Champions League persa dalla Juventus. Pur sapendo bene che sarebbe stato in grado di rispondere alla grande, anche in quel caso: mai una soddisfazione, in materia calcistica, da un martello come Filippo!

Comunque, facciamocene una ragione: Filippo ci mancherà per tutta la vita. Per cui, invece di rimpiangere il fatto che non ci sia più – cosa che un laico come lui disapproverebbe – ‘stiamo sul pezzo’, come si dice nel giornalismo (o ‘teniamo gli occhi sulla palla’) e proviamo a fare a meno di lui e a pensare, insieme al “cosa avrebbe detto Filippo”, a cosa avrebbe fatto e come.

Glielo dobbiamo, per quello che ci ha dato l’averlo incontrato e conosciuto.

Cesare Stradaioli