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S’ODE A SINISTRA UN FRAGOR DI PIUME

L’irruzione a Como di quattro imbecillotti rasati, che probabilmente non hanno la più pallida idea di cosa fosse il fascismo come fenomeno storico e sociale, non è che l’ennesima manifestazione del logico e storicamente necessario sviluppo di trent’anni passati a guardare altrove. Decenni durante i quali fenomeni sempre più evidenti di rigurgiti fascisti sono stati sistematicamente trascurati, sottovalutati, ridicolizzati.
Ora, l’Italia è il Paese del benaltrismo: i problemi sono sempre altrove. Qualunque cosa si denunci, si sottolinei, qualsiasi idea si esprima per un cambiamento, per una sia pur breve pausa di pensiero in libera uscita, la risposta è sempre la stessa: i problemi sono ben altri. E la cosa, sistematicamente, finisce lì. Il che è un ottimo modo per non risolvere niente, perché evidentemente questo modo di fare politica non può più essere definito stupido, bensì estremamente accorto: passare per stupidi, pur mantenendo accortamente il potere, paga. E che una società così malata, socialmente, economicamente, in ogni singolo individuo e nella collettività, debba fare fronte a una infinità di cause che provocano effetti devastanti, è fuori di dubbio: tuttavia, occuparsi in maniera un po’ meno tiepida di fatti quali quello di Como, sarebbe già un bell’inizio. Per rompere questo muro di omertà intellettuale che ingessa qualsiasi ipotesi di cambiamento. In una formidabile vignetta di Altan datata anni ’70, si vedeva un tale che diceva: Si potrebbe aizzare la mafia contro l’inflazione e viceversa. Fa sorridere per non mettersi a piangere, perché con una semplice battuta, un pensatore – disegnatore, riferito ad Altan, è riduttivo – che usa la matita, descrive in maniera secca da lasciare senza fiato un orientamento generale, certamente imposto dall’alto, ma pedissequamente seguito dalla massa dei cittadini, per il quale il distacco, l’indifferenza che sfocia nella battuta – involontaria, per il soggetto della vignetta, è ovvio – il pensare che ci sono sempre cose peggiori e, in definitiva, il non fare assolutamente niente, sia l’opzione migliore.
Sottovalutare, per non affrontare; sminuire per non dover faticare a trovare una soluzione; guardare altrove, “c’è ben altro!”. Non ci sono i carri armati per le strade; né, alle viste, par di sapere di piani per occupare la cosiddetta ‘stanza dei bottoni’, che a sorpresa Pietro Nenni disse di avere trovato vuota, quando andò al governo (forse solo in quel momento l’anziano socialista si rese conto che i bottoni stavano da un’altra parte). E tuttavia, bisognerà che prima o poi si metta mano a qualcosa di più efficace di un paio di titoli sui giornali. Presi singolarmente, fatti del genere contano poco, in un Paese con oltre 60 milioni di abitanti, sfiancato dalla disoccupazione, dall’arretratezza culturale, dal paesaggio che frana, dalla maleducazione imperante (la percentuale di maleducati è tale che, per contrappasso, finiranno – diventando minoranza – per essere non educati coloro che dicono ‘per piacere’, ‘grazie’, ‘buongiorno’ e ‘buonasera’); quattro ragazzetti, un cretino che mette in spiaggia cartelli con frasi inneggianti a Mussolini, lo stesso insistere a chiamare Benito Mussolini con l’appellativo ONORIFICO di ‘Duce'; già un gruppo di delinquenti che minaccia un sacerdote perché porta in piscina alcuni migranti E NESSUNO che dica bah, dando anzi risalto mediatico ai suddetti delinquenti con la scusa che il sacerdote li ha abbracciati – diamine, sta seguendo gli insegnamenti cristiani: doveva abbracciare il vescovo? – è più grave, ma insomma siamo lì. Qualcosa di peggio accade in città come Trieste, dove qualche anno fa è stata intitolata una scala a Mario Granbassi, interventista fascista nella Guerra Civile spagnola, uccisore di comunisti e repubblicani spagnoli, mentre ora in consiglio comunale dove è felicemente tornato il centrodestra, si sta pensando di dare a una via il nome di Giorgio Almirante e mi fermo qui.
Insistere a dire che i rasati in giaccone, neppure capaci di declamare quattro frasi deliranti senza bisogno di leggerle come se fossero in prima elementare, sono ignoranti, non hanno idea, non sanno di cosa parlano (appellando gli arabi come gente senza identità dimenticano quello che il fascismo pensava di loro, ritenendoli – con chiaro intento positivo – popoli guerrieri) è storicamente sbagliato: neppure i primi picchiatori in camicia nera degli anni ’20 avevano idea di cosa stessero politicamente contribuendo a fare. Erano energumeni di scarsa cultura, cittadini arrabbiati per la fame, la disoccupazione, la povertà, utilissima carne di porco da usare per scardinare la struttura già vacillante di uno Stato guidato da un ceto politico codino e abietto, sostenuti da una stampa ferocemente xenofoba e vittimista (a qualcuno questa descrizione ricorda qualcosa?). Gente che usava la violenza perché in quell’esercizio trovava sia sfogo alle proprie frustrazioni sia un salario della vergogna che non era certo colpa a loro ascrivibile.
E non basta condannare. Bisogna agire. Con tutto il rispetto per quei cittadini di Como che a fronte di un gesto di tale arroganza si sono comportati con la massima compostezza (uno di loro è un sacerdote ed è comprensibile che, a dispetto della sua mole, non si sia alzato a prendere a sberle il più vicino di quei giovani – peraltro, i ricordi di catechismo, pratica indispensabile per giocare nella squadra della parrocchia, mi dicono che pure Gesù si incazzò qualche volta nella sua breve vita e mi pare che l’ultima fu contro il tale che stava nel regno dei cieli, colpevole di averlo abbandonato), non saranno loro a fermare l’ondata crescente di neofascismo, né qui né in Europa, dove governanti che meriterebbero di essere processati avanti il tribunale de l’Aja, dettano leggi e comportamenti semplicemente impensabili una ventina di anni or sono. Nel completo, o quasi, silenzio della cosiddetta ‘intellighenzia’ di sinistra: posto che ancora esista. Non saranno loro come non ne sono stati capaci i timidi e guardinghi pensatori dell’Italia post Prima Guerra Mondiale che non si accorsero che dietro le camicie nere ci fossero gli agrari emiliani – loro sì, che avevano le idee chiarissime su cosa si prefiggessero, mandando manipoli di esagitati a manganellare e a dare fuoco alle librerie e alle sedi di partito.
Silenzio a destra“, titolava ieri Repubblica, stigmatizzando il fatto che le componenti politiche più vicine – o meno lontane, diciamo così – a simili fenomeni fossero state piuttosto tiepide, in merito a una incursione che, va detto, non è sfociata in alcun gesto di violenza (è capitato e capiterà di peggio). E’ tanto incomprensibile quanto frustrante notare come ogni qual volta succede qualcosa di umanamente non accettabile, da sinistra – o sedicente tale – si guardi sempre dall’altra parte, invece di domandarsi dove si è sbagliato, se si è arrivati a tanto. Come se, dopo un linciaggio in Alabama, i politici americani antirazzisti avessero chiesto ai grandi latifondisti del sud cosa ne pensassero di quel linciaggio e si stupissero di non ottenere condanne e riprovazione. Con tutte le enormi e debite distanze, mi tocca confrontarmi con la Juventus: squadra, dirigenza e modo di pensare che detesto, ed è indubbiamente importante dare un occhio alla sua campagna acquisti e a come il suo tecnico metta in campo l’organico di cui dispone; ma santa pazienza, sarà più logico che io mi occupi di come si muove sul mercato la MIA squadra del cuore e che mi interessi incomparabilmente di più cosa faccia l’allenatore, cosa decida. Se nel prossimo scontro diretto dovesse prevalere la Juventus, sarà senza dubbio per la sua superiorità, ma anche per la minore capacità dell’area tecnica e dirigenziale della mia squadra. Ed è a quello che dovrei guardare, per cambiare, per migliorare: non ficcare il naso in casa altrui e domandare cosa ne pensino, loro, del fatto di averci battuto.
Silenzio a destra? Io a sinistra, a parte le solite flebili geremiadi prontamente zittite dal consueto ‘ma cosa volete che sia!‘, sento solo la voce mia e di qualcun altro e non mi pare un buon segno: magari mi sbaglio, ma in attesa di essere smentito, mi preoccupo. Di sicuro, anche considerato il livello da sottozero – culturale, politico, umano – del ceto politico che in Italia si colloca a destra, io sinceramente me ne infischio di cosa pensino loro, i Salvini, i Maroni, i Meloni, i Berlusconi, le loro truppe cammellate e il circo delle meraviglie della stampa a loro prona, a proposito dell’irruzione a Como: e se anche ne pensassero qualcosa, se anche dicessero qualcosa che potesse sembrare una presa di distanza, non la considererei mai tale: non mi fido.
Giunti una certa età si conoscono anche i polli degli altri, oltre che i propri.

Cesare Stradaioli

 

 

 

 

 

Un commento su “S’ODE A SINISTRA UN FRAGOR DI PIUME

  1. Unisco la mia debole voce alla tua, ma quello che temo è che le geremiadi del potere siano non solo inefficaci ad arrestare il fenomeno, ma decisamente antiproduttive, soprattutto nei giovani, per il pulpito da cui provengono e per l’inefficacia delle medesime. Ad es. i carabinieri che stuprano e inalberano il vessillo nazi, saranno realmente e adeguatamente puniti o invece, come si è già visto per alcuni poliziotti, tutto si insabbierà in qualche rabbuffo o tirata lieve di orecchie? Perché il ministro chiede il generale promette.. ma in conclusione ci sarà una pena adeguata o dovremo aspettare attacchi squadristici seguiti dalle stesse geremiadi? Sarà vero, come ho sentito a un t.g. che non ci sono leggi adeguate per una sanzione seria?

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