POST SCRIPTUM: A MARGINE DEL CASO CUCCHI

Non mi unisco al coro di insulti rivolti al signor Carlo Giovanardi, recenti o meno, a proposito del caso di Stefano Cucchi.
Il signor Carlo Giovanardi è un senatore della Repubblica, eletto da un certo numero di nostri concittadini, ben retribuito per questo (anche, sia pure percentualmente, dalle tasse che versa la famiglia di Stefano Cucchi: perfino i risarcimenti in denaro che avranno, come parti civili, in percentuale infinitesimale, contribuiranno alle prebende del senatore Giovanardi e financo alla sua liquidazione e alla pensione – l’Italia è un Paese meraviglioso). Come senatore e cittadino, ha il diritto di dire quello che pensa, anche sul caso Cucchi: perfino di dire che Stefano Cucchi è morto di noia. La maleducazione non è (purtroppo) perseguibile penalmente, né civilmente. Può dire quello che vuole. Fossero al potere certi scherani del suo gruppo politico, ho seri dubbi che gente che esprimesse altrettanto estremi concetti potrebbe farlo a lungo, ma questa è la democrazia, anche malgrado il senatore Giovanardi.
Come ho detto, non mi unisco al coro. Mi domando, al di là dell’enfasi del momento che può cogliere chiunque, incluso il sottoscritto ben s’intende, a cosa possa servire. Ricoprire di insulti – o di letame: non è un suggerimento, è un esempio figurato – il senatore Giovanardi non restituirà in vita Cucchi, né compenserebbe in alcun modo le sofferenze della famiglia. Per questo, io non credo nella giustizia, se con questo termine si intende la remissione in pristino di una situazione, di una vita, una piena riparazione, insomma.
Niente insulti per Giovanardi. Gli rivolgo, anzi, un augurio. Che viva molti e molti anni e in buona salute, cento e più. Durante i quali possa esprimere tutto quello che gli pare, gli piace e gli fa comodo. A condizione che ogni notte della vita che gli auguro lunghissima, gli appaia in sogno, anche per pochi secondi, il muso – chiamarlo volto non è proprio il caso, visto com’era conciato – di Stefano Cucchi.

Cesare Stradaioli