DA CHE PARTE STA CHI SBAGLIA – MA: SBAGLIA?

Da qualche tempo non vedo più Claudio Magris, seduto a leggere o scrivere nella sua solita saletta appartata, all’interno del caffè “Stella Polare” a Trieste. Gli sarà venuto a noia l’incessante baccano che aleggia intorno: oppure l’età non gli consente più tanta mobilità e gli suggerisce di non lasciare casa. Mi – e gli – auguro che si tratti di semplice insofferenza, fondamentale in un uomo di pensiero e di profondità quale è lui. Che dalle pagine de “Il Corriere della Sera” e successivamente in radio, se la prende con coloro i quali invocano l’intervento degli intellettuali, più che altro identificati con chi per mestiere faccia lo scrittore – la definizione è sua. Sono d’accordo. Con ciò intendendo dire, credo di interpretare al meglio il suo pensiero, che sarebbe per contro auspicabile quella che con termine un tantino vintage, un tempo veniva chiamata mobilitazione. Che, per sua stessa natura, prevede una presenza non elitaria bensì allargata. Eppure.
Eppure dissento dalla sua lettura della presa di posizione della municipalità triestina, a guida centro destra – così autodefinita: fatico, però, a scorgere la presenza centrista, ma potrebbe trattarsi di disattenzione da parte mia – a proposito del diniego da parte dell’amministrazione comunale a ospitare la mostra “Razzismo in cattedra” curata dagli studenti del liceo ‘Petrarca’. Con tutto il rispetto per l’uomo e lo scrittore, non è possibile essere d’accordo con lui. Non si deve. Non fosse altro e in realtà anche per molto più di questo, per il suo, come dire, allinearsi a un certo vezzo che ancora si incista nel modo di pensare e di comunicare di ambienti e persone dell’area progressista. 
La Germania e, più in generale, l’Europa si accanisce contro la Grecia? E’ un errore. Salvini e alcuni fra i suoi (lui, personalmente, rischia di essere il meno peggio e forse l’ha già fatto presente a chi di dovere, Presidente della Repubblica incluso) imbarbariscono il dibattito politico? E’ un errore. Vengono concessi a Benetton benefici e prebende più degni dell’economia medievale? Si è trattato di un errore. Israele se ne infischia di ONU e trattati umanitari e procede con la pulizia etnica? Che grave errore storico! Sbaglia, la giunta comunale di Trieste a camminare nel letame e giocarci pure, nel tentativo di oscurare la memoria del discorso tenuto proprio in quella città, nel 1938 da Benito Mussolini, che annunciava la promulgazione delle leggi razziali.
No.
Non sono errori. Giudicarli tali significa insistere nel malefico modo di intendere i rapporti di forza, conferendo all’avversario la patente di stupido (e, di conseguenza, di colui che sbaglia) ogni qual volta dice o fa qualcosa che non ci trova d’accordo o che è, oggettivamente, osceno. I gruppi di potere europei – più spesso organismi non eletti – si sono comportati in maniera oscena con la Grecia. Non v’è dubbio. La stessa cifra di oscenità appartiene di diritto a Salvini, al servilismo manifestato nei confronti di determinati gruppi di potere economico e a chi guida la città di Trieste. Oscenità è termine non sufficiente per definire la politica di Tel Aviv. Ma non si tratta di errori. Quella gente – e intendo accomunare con il termine tutti coloro che usano la forza militare per piegare ceti popolari e politici, e quella economica per privilegiare il potente, la corruttela, oppure la paura e l’ansia portatrici di consenso elettorale, o ancora l’oscurantismo della memoria – raramente commette errori. L’umiliazione inflitta ad Atene aveva scopi precisi, a più livelli e sono stati conseguiti pressoché integralmente. Con la formidabile crescita di consensi elettorali, con la popolarità che lo ammanta tutte le volte (e sono innumerevoli) che si dà al pubblico, definire ‘sbagliata’ l’azione politica di Matteo Salvini non si concilia con l’avere rialzato un partito che era sull’orlo della scomparsa e che oggi, di fatto, guida il Paese. Pensare che la famiglia Benetton e tutto quanto ne afferisce a livello economico e di potere, sia stata gestita male e in maniera fallimentare, solo perché non è stato debitamente monitorato un ponte a Genova è solo uno spurgo mentale. Benjamin Netanyahu sarà pure un cretino, come Moni Ovadia lo definisce, ma mi pare incontestabile la sua funzionalità al disegno della destra religiosa che, con buona pace delle anime belle quali David Grossman e Abraham Yehoshua, recentemente convertite al dialogo (con chi, che non è rimasto più nessuno con cui dialogare, dall’altra parte?), domina incontrastata la politica e l’economia di Israele. E, last but not least, chi abbia qualche dubbio in proposito, provi a farsi un giro per la città di Joyce, di Svevo, di Matvejevic, oltre che di Claudio Magris – in cui una piazza intitolata al 25 aprile pure c’è: una specie di cloaca confinata ai margini urbani, mentre esistono toponimie dedicate a interventisti filo franchisti ed è in discussione l’intitolazione di una via a un fucilatore di partigiani, già direttore de “La difesa della razza” – e provi a tastare il grado di popolarità dell’attuale giunta.
L’abitudine di definire ‘sbagliato’, quello che non piace, perché sarebbe tale se lo facessimo noi e quelli che come noi la pensano, va estirpata con ogni mezzo, a qualunque costo. O staremo ancora per un bel po’ di tempo a dare dell’imbecille a chi si trova effettivamente al comando della vettura dalla cui ultima carrozza strepitiamo, brandendo orgogliosi la morale che viene calpestata, inascoltati.

Cesare Stradaioli